Avete presente quando si parla di economia a due velocità? Ecco, prendete, più o meno, lo stesso concetto e trasferitelo nel cinema. Perché, ogni anno, dopo il Festival di Venezia (ma uguale discorso si può fare per le kermesse di Cannes e Berlino, tanto per citarne un paio), quando si vanno a vedere i riscontri al botteghino dei film premiati alla Mostra sembra veramente che si stia parlando di due realtà completamente differenti e non dei medesimi titoli. Raramente, infatti, il «gusto» cinematografico dei vari giurati, critica ed addetti ai lavori corrisponde a quello del pubblico e anche l'edizione 2012 ha confermato questa tendenza ribadendo come certe pellicole siano certamente più adatte per una manifestazione quale una Mostra d'arte cinematografica ma meno indicate per fare cassa quando, poi, si va a tirare le somme del box office. Prendiamo, come esempio, il fresco vincitore del Leone d'oro, Pietà del coreano Kim Ki-duk. Cosa hanno portato in dote la vittoria in Laguna e le pagine trionfalistiche della solita critica sensibile allo sbadiglio (più ne fanno, maggiori sono, solitamente, le stellette assegnate)? Poco o nulla, se si va a vedere il riscontro del primo fine settimana nelle sale. Per la precisione, il film trionfatore (annunciato) ha incassato, in tre giorni, la miseria di 118.401 euro ottenendo il decimo posto in top ten, pur con una buona media per sala (2.114 euro). Tutti surclassati da cartoni (Ribelle, Madagascar), fantascienza fumettosa (Prometheus di Ridley Scott è primo con quasi 2 milioni, Il Cavaliere Oscuro è quarto con oltre 13 milioni totali), commedie (Cosa aspettarsi quando si aspetta, quinto), thriller e horror (The Bourne Legacy, Shark 3D). Che è poi quello che, da sempre, preferisce chi paga saporitamente il biglietto.
Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da aggiungere, se si va a vedere quello che è successo a chi, non americano, ha trionfato a Venezia negli ultimi anni. Nel 2011, ad esempio, chi si ricorda il nome del film vincitore? Non ammattitevi con la memoria e non aprite Google per la ricerca. La risposta di quello che sembra un quiz de Il Milionario è Faust di Aleksander Sokurov che nel primo fine settimana nelle sale aveva guadagnato la pochezza di 63mila euro, peggior risultato del quinquennio in esame. Non era andata molto meglio all'israeliano Lebanon che, dopo la vittoria, nel 2009 portò a casa, nei primi tre giorni di debutto, 93mila euro. Entrambi, neanche a dirlo, non entrarono nei primi dieci più visti. Diverso il discorso per i film vincitori made in Usa. The Wrestler (2008) fece un figurone con un vernissage da 879mila euro e addirittura un terzo posto nel box office mentre due anni dopo Sofia Coppola e Somewhere ottennero 475mila euro nel fine settimana d'apertura e il sesto posto in top ten.
E l'Italia? Di Bellocchio si è detto e scritto tanto. La scorsa settimana, sull'onda anche delle tante polemiche suscitate da un film che si ispira alla vicenda di Eluana Englaro ci si aspettava, onestamente, un risultato migliore dei 329mila euro e sesto posto dell'esordio. Dato che, ora, è addirittura peggiorato visto che nell'ultimo fine settimana Bella Addormentata, in concorso a Venezia e accolto dalla critica con numerosi minuti di applausi, è sceso in ottava posizione con un totale di 862.812 euro. Per carità, di questi tempi non si può parlare di delusione totale ma neanche stappare champagne, pardon, spumante. E che dire di È stato il figlio, il bel film di Daniele Ciprì anche lui in concorso in Laguna? L'esordio nei 112 schermi a disposizione ha portato in cassa 218.612 euro ed un nono posto in classifica. Roba da gregari, come l'undicesima piazza del festivaliero Gli equilibristi di De Matteo. Sempre meglio delle performance dello scorso anno dei nostri rappresentanti in concorso.
Forse, dovrebbero fare una classifica apposita dove inserire solo gli incassi dei film delle Mostre. Due velocità, due top ten.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.