Cultura e Spettacoli

Un libro per capire come agiscono i giustizieri in Rete

Giancarlo ManciniC'è chi l'ha definita la più evoluta incarnazione della democrazia contemporanea, chi ha addirittura tirato in ballo l'Atene classica di Pericle, di certo per molti oggi la rete e i social network rappresentano il compimento di tutte le aspirazioni libertarie. Al punto da aver stravolto la politica stessa con feticci come «l'uno vale uno», «non c'è bisogno di leader» e così via. Insomma, per i suoi apologeti la rete è un vero e proprio Eden. È appena uscito un libro-inchiesta di Jon Ronson, I giustizieri della rete (Codice, pp. 238, 21), in cui il giornalista e sceneggiatore cinematografico (L'uomo che fissava le capre con George Clooney) analizza alcuni incredibili casi di linciaggio mediatico. Tutto inizia da un fatto personale. Un giorno Ronson si accorge che il proprio account Twitter è stato clonato e con il suo nome escono dei bizzarri messaggi. Coinvolgendo alcuni amici e facendo rimbalzare l'accaduto Ronson riesce a far chiudere questo account frutto di un ardito esperimento da parte di un gruppo di accademici americani. Ma la campagna contro questi professori gli sfugge di mano e si trasforma in qualcosa di più, in un'aggressione verbale, in una gara all'insulto moralizzatore. Ronson si accorge che qualcosa non va e inizia ad indagare su altri casi di persone giustiziate dalla rete. C'è il caso di Jonah Lehrner, brillante accademico e giornalista scientifico con compensi da favola rovinato da una citazione inventata di Bob Dylan. A niente gli serve scusarsi, chiedere pubblicamente perdono, per Lehrner non c'è più niente da fare se non sparire e accettare di aver perso in un colpo solo lavoro, incarichi e soprattutto la rispettabilità. O quello di Judith Sacco che in quegli indescrivibili momenti di noia in aeroporto che precedono la partenza ha la malaugurata idea di far partire questo tweet «Vado in Africa. Spero di non beccarmi l'Aids. Scherzo. Sono bianca!». È il 20 dicembre 2013, da quel momento Judith è fatta oggetto di ogni tipo di attacco, insulto, rimprovero. Sull'ipotesi di razzismo si scatena con una forza inaudita il popolo dei commentatori. Judith perde il lavoro, prova a chiedere scusa ma non c'è niente da fare. A questo punto Ronson ha un'illuminazione, attraverso i social network, lo strumento più evoluto di condivisione e comunicazione del XXI° secolo, si è assistito alla rinascita delle gogne pubbliche. E ai giudici si sostituisce ieri come oggi l'ingiuria deliberata della folla lasciata libera di esprimere tutte le sue pulsioni più nascoste.

È anche questa l'altra faccia del nostro tempo.

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