È un ritratto di uomini fragili e donne con le idee chiare - anche se non sempre chiarissime - quella che attraversa L'ospite, secondo film di Duccio Chiarini dopo Short skin, proiettato ieri sera in piazza Grande al Festival di Locarno.
Una storia di crisi, dettata dal precariato che, in chiave sociale, piega il mondo del lavoro a varie latitudini. Il protagonista si trova sulla strada per le tentazioni della compagna che - tra il suo provvisorio impiego da guida turistica e una probabile assunzione in un museo in Canada - è indecisa su cosa scegliere. Il partner inizia così una peregrinazione sui divani di parenti e amici che gli offrono accoglienza e consigli su una relazione quasi in frantumi.
Peccato però che anche i «suggeritori» si trovino in situazioni sentimentali ugualmente terremotate, seppur per motivi diversi. Parzialmente autobiografico su una sfortunata esperienza amorosa del regista, il film offre uno spaccato attuale con un tono talvolta ironico e talaltra riflessivo su una vicenda che mette l'accento anche sulla perduta solidità maschile di fronte a figure femminili generalmente più quadrate. L'ospite è una commedia che sfiora il tema dell'accoglienza, senza che in esso traspaiano risvolti legati all'immigrazione.
È piuttosto un disastro sociale che rappresenta il pretesto per frugare nelle pieghe di difficoltà quotidiane. Ancora da definire la data di uscita nelle sale italiane, ma certa la programmazione in Francia e Svizzera, co-produttrici del film.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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