Lungotevere

Toto Marc’Aurelio
All’auditorium di capolavori non se ne sono visti e dunque scarseggiano anche i favoriti per la vittoria fionale. Il tam tam tra i critici segnala «In a Better World» di Susanne Bier su come si diventa piccoli terroristi, «Orange and Sunshine» di Jim Loach sullo scandalo dei bambini inglesi in Australia e «Kill Me Please» di Olias Barco, sulfurea commedia in bianco e nero che gioca sul suicidio e l’eutanasia. E l’Italia? Si spera in «Una vita tranquilla», almeno il Marc’Aurelio come miglior attore per Toni Servillo.

L’ombelico Extra

di Sesti
Ieri sul Fatto quotidiano è apparsa una lunga articolessa firmata da Mario Sesti, direttore della sezione Extra del Festival. Una paginata intera intitolata «Il boss & Io: spaghetti e dita incrociate per Obama». Nientemeno.

Una cronaca della giornata con Springsteen, dal viaggio sul pulmino verso il red carpet alla «conversazione con me» dopo il documentario fino alla cena con tanti vip. In cui però, più che del Boss si parla di «Io». Vabbè.

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