Machado fra i paesaggi intimi e la geografia dell'umanità

Dai toni crepuscolari fino ai drammi nazionali: il lungo percorso del poeta spagnolo della Generazione del '98

Il grande poeta Antonio Machado ha trovato in Italia il suo migliore esegeta, l'ispanista Giovanni Caravaggi, professore emerito dell'Università di Pavia, autore di importanti studi sull'autore, tra cui il volume Tutte le poesie e prose scelte nei «Meridiani» Mondadori (2010).

Esce ora il suo nuovo libro Antonio Machado (Salerno, pagg. 316, euro 26), dove lo studioso ripercorre e illustra oltre trent'anni dell'attività creativa del poeta, a partire dalla prima raccolta di versi Solitudini (1903), poi Solitudini. Gallerie. Altre poesie (1907), nate nell'ambito della corrente simbolista, ma con un accentuato registro intimistico e un timbro personale, dove la realtà esterna si compenetra di una profonda partecipazione affettiva che diventa esperienza interiore. Sono spazi meditativi che prediligono scorci di paesaggi crepuscolari o piazze sonore che accolgono momenti di vita; a volte microcosmi pulsanti di voci infantili che rompono il tedio quotidiano e configurano un ampio registro emotivo di contenuto lirico.

Da questa solitudine e meditazione esistenziale nasce il motivo del viaggio, il vagabondare solitario cui si accompagna la rêverie, ereditata dalla tradizione simbolista, dove gli scenari esterni non sono semplici fondali o bozzetti di folclore paesano, ma alimentano il dialogo con i miti del passato e la realtà quotidiana, e aiutano ad approfondire la conoscenza di sé. Soprattutto il motivo temporale crea continue varianti e nuovi arricchimenti in armonia con un processo di interiorizzazione dettato dalle reminiscenze romantiche e moderniste in osmosi con il paesaggio vespertino, il più congeniale, osserva Caravaggi, «ad accogliere l'irriducibile malinconia di queste evocazioni». I motivi ricorrenti, cioè la sera, la piazza, l'acqua che germoglia, il ritorno della primavera, il sentimento d'amore, traducono il fluire costante del tempo in cui si specchia la nostra esistenza. Volendo insistere nella ricorrenza di alcuni nuclei tematici di contenuto crepuscolare, ci si accorge che le analogie con i motivi di taglio simbolista sono numerose e si arricchiscono, si confondono con frammenti di vissuto filtrati dal ricordo e dal sogno, percorsi privilegiati dell'anima, come recita la lirica LXX del libro delle Solitudini: «Tu le segrete gallerie conosci/ dell'anima, i cammini dei suoi sogni/ e la sera tranquilla/ dove vanno a morire...».

A questa autobiografia interiore, languida e nostalgica, che è in fondo il libro delle Solitudini, nato durante il soggiorno del poeta nella natia Siviglia, segue la stagione legata al periodo trascorso in Castiglia, che all'inizio va cronologicamente dal 1907 al 1917, quando Machado, docente di francese, si trasferisce con la famiglia a Madrid per poi andare a vivere e a insegnare a Soria, piccolo capoluogo di provincia, dove conosce e sposa la quindicenne Leonor che muore tre anni dopo; quindi torna in Andalusia a Baeza e nel 1919 è a Segovia, antica capitale romana.

L'anima della Castiglia, il suo spazio geografico, il paesaggio austero ispirano il libro Campi di Castiglia, dove Caravaggi coglie una continuità e una chiara omologia con la raccolta precedente affermata dal motivo del sogno, ora però sentimento di persone, oggetti amati, legame con la storia nazionale ed evocazione del suo passato eroico. Prevale il contenimento dell'effusione emotiva a favore di un maggiore interesse aperto al dialogo con gli uomini e il dramma della patria, di cui il poeta condivide l'ideale etico ed estetico promosso dalla Generazione del '98, accompagnato da un atteggiamento profondamente meditativo. A volte - come nella lirica A un olmo secco, dedicata al vecchio albero abbattuto ma ricco di germogli con la nuova stagione - il poeta guarda all'arrivo della primavera quale speranza di una possibile guarigione dell'amata e attesa della rinascita della vita. Scrive: «olmo, voglio annotare nella mia cartella/ la grazia del tuo ramo rinverdito./ Anche il mio cuore aspetta,/ guardando alla luce e alla vita,/ altro miracolo della primavera».

Il terzo libro di Machado porta il significativo titolo Nuove canzoni (1924). Di carattere sentenzioso ed epigrammatico, offre una varietà di istanze paesaggistiche e riflessive che accentuano il controllo del valore emotivo e mostrano una maggiore concisione, evidente soprattutto nella produzione gnomica riunita nei libri Proverbi e cantari e Canzoniere apocrifo attribuito all'eteronimo Abel Martín, che insiste su alcuni motivi machadiani, quale la ricerca commovente dell'amore: «Destinato alla tua finestra/ un mazzo di rose m'ha dato il mattino./ (...) E in un labirinto mi trovo smarrito/ in questo mattino di maggio fiorito./ Dimmi dove sei».

L'amore rinasce, dopo la morte prematura di Leonor, grazie alla nuova relazione intrecciata con Guiomar, pseudonimo di Pilar de Valderrama, alla quale il poeta dedica una serie di liriche entrate nel Canzoniere. Segue il libro in prosa Juan de Mairena (1936), che presenta note digressive, commenti e riflessioni che formano una gnoseologia ampia e dilatata, diretta a indagare il valore e il significato della poesia, in cui è evidente l'influenza esercitata dall'opera filosofica di Bergson, basata sul primato dell'intuizione, più che sulla conoscenza del reale.

Le violente tensioni sociali e l'esplodere della guerra civile conducono il poeta a scendere in campo a favore della Repubblica. Nel 1939, caduta Barcellona, è costretto a fuggire e a rifugiarsi a Collioure, una cittadina sulla frontiera francese dove, poco dopo, minato dalle sofferenze e dal viaggio, muore. Resta il suo straordinario legato letterario che il libro di Caravaggi ricostruisce con una scrittura limpida e precisa.

Il piccolo camposanto di Collioure dove riposa Machado è diventato un luogo di intenso e mesto pellegrinaggio.

Pensando al fatidico momento, il poeta aveva scritto: «E quando verrà il giorno dell'ultimo viaggio,/ e salperà la nave per non più tornare,/ mi troverete a bordo, leggero di bagaglio/ e sarò quasi nudo, come i figli del mare».

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