A pensarci bene, lo dice quasi per inciso: «Mi hanno violentato dopo avermi portato sul tetto con un coltello puntato alla schiena». New York, a cavallo tra Settanta e Ottanta. La schiena è quella di Madonna e la violenza carnale sembra quasi un dettaglio nel romanzo dei suoi ultimi quarant'anni. Dopotutto così, con questa punta di disincanto, non si era mai raccontata. E in fondo, quando uno scrive «non ho mai voluto fare ciò che facevano tutti», si trasforma nel contabile della vita, ragiona sul proprio passato, insomma è biografo di se stesso. Madonna racconta la Madonna che è stata. Roba da (quasi) fine carriera. «Non c'è una ragione per stare al mondo se non si può osare nella carriera o nel modo in cui si vive la vita».
Tanto che non ha dischi da promuovere, ha deciso di scrivere per lo sciccosissimo Harper's Bazaar, bibbia del vintage trendy americano, un articolo che solo lei poteva scrivere così: la sua vita per capitoli. La fuga dalla provincia. I matrimoni. Le provocazioni. La fede. I figli (ma solo quelli adottivi). Niente futuro che non abbia le stesse regole del passato: in fondo è questo il codice di una ribelle di cinquantacinque anni suonati. «Bere birra e fumare erba nel parcheggio del liceo non era la mia idea di ribellione», scrive oggi. «Pensavo fosse più figo non farmi la ceretta alle gambe e sotto le ascelle» in modo da trasformarmi in un «vero repellente per gli uomini». Quando arriva a New York da Rochester, Michigan, le svaligiano la casa tre volte e «non ho mai capito perché visto che non avevo nulla di valore a parte la radio che mi hanno fregato la prima volta». Per una ragazzetta di provincia che vuole fare la ballerina (per fortuna ci ha ripensato visto che è tuttora rigida come una scopa), non si depila e che posa nuda per pittori e fotografi, New York è un tantino imprevedibile. Ci voleva Frida Kahlo, proprio così. «La vista dei suoi baffi mi ha consolato: se lei ce l'aveva fatta, ce la potevo fare anche io». Nasce Madonna. Che però si depila «sotto le braccia» e indossa «tanti crocifissi intorno al collo quanti ne potevo portare». Diceva di farlo perché «Gesù è sexy» ma ora ammette che sì, lo pensava, però dopotutto lo diceva per essere provocatoria: «Mi piace provocare, è nel mio Dna. Ma nove volte su dieci se lo faccio c'è una ragione». In dieci anni ne combina di tutti i colori e, a 35, «avevo divorziato (da Sean Penn - ndr) e stavo cercando amore in tutti i posti sbagliati» perciò «decisi che avevo bisogno di una vita spirituale». Frase disarmante se non altro perché implica che, fino a quel momento, la ragazzina ricoperta di crocefissi non ne avesse avuta una. È il tempo della Kabbalah. «Quando il mondo se ne accorse, mi accusarono di aver aderito a un culto, di aver subito un lavaggio del cervello o di buttar via tutti i miei soldi: se fossi diventata buddista nessuno mi avrebbe fatto le stesse accuse». Poi Madonna si risposa e «a quarantacinque anni vivevo in Inghilterra con due figli e non è stato facile (per un'americana - ndr). Anche se parliamo la stessa lingua, non condividiamo lo stesso linguaggio». Insomma, non si trova bene con Guy Ritchie dentro un mondo che «non capisce le mie ambizioni». Perciò si azzera di nuovo.
Reset.
Inizia la nuova fase, l'ultima, il mecenatismo materno. «Mi sono accorta che nel mondo ci sono troppi bambini senza genitori o famiglie che li amino». Diventa madre adottiva, lo sappiamo tutti. Ma non aveva previsto che «l'adozione di un bambino mi avrebbe portato in un'altra tempesta di merda». L'hanno accusata di tutto, persino di rapimento e traffico di minori. «Un punto veramente drammatico della mia vita. Mi ero abituata a fare i conti con chi mi criticava per aver simulato una masturbazione sul palco o aver baciato Britney Spears sulla bocca, ma non avevo mai creduto che sarei stata punita per aver tentato di salvare la vita di un bambino». Però, e questa è la Madonna che tutti amano, «guardandomi indietro, non mi pento di nulla. Una delle tante cosa che ho imparato da questa faccenda è che se non vuoi lottare per le cose in cui credi allora è persino inutile che tu salga sul ring». Lei ci è salita in tutti i modi, simbolicamente o effettivamente, e qualche volta è finita pure kappaò. E ora che ha preso le misure di qualsiasi ring, può fare un bilancio. «Ho iniziato a fare film, che è la sfida più grande che abbia mai iniziato». Oddio, non è stata esaltante, finora, forse per questo dedica all'argomento giusto quelle due righine esili esili.
Il resto vale di più: «Costruisco scuole per ragazze in paesi musulmani e studio il Corano: credo sia importante studiare i libri sacri». Come mi dice sempre il mio amico Yaman, un buon musulmano è un buon ebreo e un buon ebreo è un buon cristiano e via così. Per molta gente questo è un concetto molto audace».
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