"La mafia uccide solo d'estate" diventa una serie con la voce di Pif

La fiction è anche la lunga storia di un'educazione sentimentale e civile

"La mafia uccide solo d'estate" diventa una serie con la voce di Pif

Lo spirito (lo scopo) è lo stesso del lungometraggio che nel 2013 segnò il debutto alla regia di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. E di quel progetto conserva non soltanto il titolo e lo spirito, ma anche la struttura narrativa. La mafia uccide solo d'estate è la nuova serie di Rai Fiction che debutterà sul primo canale della tv di Stato lunedì prossimo in prima serata. La Palermo degli anni Settanta rivive, come già nel film, per offrire un nuovo modo di raccontare la mafia. Con uno spirito appunto inedito, dissacrando i boss e regalando una nuova umanità ai grandi eroi dell'antimafia. Allo scopo di ricostruire con delicatezza, ma con forte empatia, gli anni terribili dei cosiddetti «omicidi eccellenti».

Come già nel film, questa fiction (diretta da Luca Ribuoli) sfrutta il metodo narrativo di una voce fuori campo. Oggi come allora quella voce è di Pif. Per il resto il cast è cambiato. Nelle sei puntate in programma vedremo Claudio Gioè, Francesco Scianna, Anna Foglietta , Valentina D'Agostino e Nino Frassica muoversi nella Palermo degli anni Settanta, ricostruita con struggente malinconia.

I Giammarresi (Gioè e Foglietta) sono una famiglia normale: lui funzionario dell'Anagrafe, lei maestra precaria in attesa di cattedra. I loro problemi (e quelli dei due figli) solo all'apparenza sono problemi normali. Perché la loro vita si consuma nella Palermo gravata da personaggi come Ciancimino e Totò Riina.

La fiction è anche la lunga storia di un'educazione sentimentale e civile. Quella del piccolo Salvatore Giammarresi (Eduardo Buscetta), con gli occhi del quale vediamo svolgersi fatti di vita privata e eclatanti fatti di cronaca cittadina. Quindi è normale che il candore e lo spirito ironico finiscano per ridicolizzare le paure di tutti e le idiosincrasie dei mafiosi.

«Quando ho fatto il film sognavo in realtà di fare una serie tv - spiega Pif - perché c'è più spazio per raccontare le cose ed entra nelle case degli italiani. Sono fiero che questo possa avvenire tramite la Rai». «E sono ancora più fiero - aggiunge - che entrerà pure nelle case dei mafiosi. Loro non hanno senso dell'umorismo e poterli smitizzare è una grande soddisfazione.

Sono convinto che finché c'è una risata c'è una speranza. Non riuscirei ad affrontare questo argomento solo dal punto di vista drammatico e se lo posso fare è grazie a persone come Peppino Impastato che per questo sono morte».

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