Cultura e Spettacoli

La magia ha sempre un prezzo e "The Witcher" lo sa bene

La saga di Geralt di Rivia arriva sul piccolo schermo Il risultato è un buon prodotto indirizzato ai giovani

La magia ha sempre un prezzo e "The Witcher" lo sa bene

Mostri, magia e un medioevo fantasy che ha affascinato milioni di persone a colpi di libri e videogiochi (soprattutto questi ultimi) trasportati sullo schermo della televisione e dei tablet: Netflix ha appena pubblicato in streaming la prima stagione della serie The Witcher, mentre è già sulla rampa di lancio la produzione della seconda. La trama di questo prodotto, che strizza l'occhio agli young-adults e ai videogamer incurabili, è l'adattamento relativamente fedele di parte dei romanzi dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski, noti come la Saga di Geralt di Rivia. Sapkowski ha inventato quasi per gioco in un racconto del 1985 per la rivista Fantastyka il personaggio dello strigo (tradotto in inglese come withcer) Geralt, ovvero un mutante dai poteri sovrumani e con una certa dose di magia. Piacque così tanto ai lettori polacchi che negli anni Novanta il materiale è stato ampliato e declinato in una serie di narrazioni lunghe e raccolte di racconti (in Italia pubblicati dall'editore Nord a partire dal 2012). A fare il vero successo della saga e del personaggio però è stata la trasposizione in videogame. E in effetti a uno scopo del genere ben si prestavano queste avventure piene di mostri da uccidere, di conflitti di corte, di maghi e maghesse.

Il difficile era il trovare l'equilibrio tra la complessità della narrazione e la semplicità del gioco per non scontentare tutti col prodotto sul piccolo schermo. La serie (otto episodi) gioca così la sua sintesi. Si parte col presentare Geralt di Rivia subito in azione contro un mostro, in modo che allo spettatore sia chiaro che è un umano mutato grazie al cosiddetto Rito delle Erbe, che gli ha conferito forza e rapidità superiori, sensi molto sviluppati e poteri magici di basso livello. Geralt ha pagato la sua trasformazione con l'odio dei normali. Così per campare utilizza le sue doti per uccidere le creature orribili di cui il Continente (il luogo mitico dove è ambientata la vicenda) pullula e spezzare incantesimi o maledizioni. Ne ottiene denari non certo amicizie. Nella sua esistenza, già complicata poi irrompono una serie di ulteriori guai. Nella città di Blaviken viene coinvolto nello scontro tra un potente mago e una principessa maledetta e poi la serie chiarirà il suo ruolo nella guerra che porta alla distruzione del regno di Cintra, la cui principessa, Ciri è in fuga. Questo lo sfondo in cui si sviluppano una serie mirabolante di inseguimenti, di duelli, di battaglie contro creature magiche di ogni tipo.

A tenere le fila della serie, secondo molti con l'ambizione di essere una sorta di nuovo Trono di spade, è stata Lauren Schmidt Hissrich - che ha all'attivo The West Wing, Daredevil, The Defenders e The Umbrella Academy. Un curriculum di livello anche se indubbiamente questa era una prova più dura. Il risultato a tratti è più che convincente anche se di sicuro siamo lontanissimi dal livello de Il trono di spade. Si tratta piuttosto di una serie più adatta ai teenager (è anche molto meno cruento) un po' alla The Shannara Chronicles. Non mancano i temi interessanti e un certo grado di riflessione su cosa siano il male e il potere, però ogni tanto la narrazione si inceppa e costumi ed effetti lasciano talvolta a desiderare. Si spera in un crescendo attraverso la stagione e le stagioni.

Dubbi c'erano anche sul protagonista Henry Cavill che però è arrivato sul set avendo letto gli 8 libri di Sapkowski e avendo giocato a tutti e tre i videogame che hanno ispirato. Non è uno degli attori più espressivi del mondo, ma in fondo, per rendere l'algido e tenebroso Geralt di Rivia funziona a dovere. Tanto che qualche sedicenne interrogata alla bisogna ci ha risposto: «la serie è accettabile ma lui... Lui che figo non è!».

E questo conta, alla lunga, molto più delle paturnie dei critici come lo scrivente.

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