Sono settimane che Malika Ayane non dorme. Ogni notte, a tradimento, Ricky Martin viene a gorgheggiarle in un orecchio Don't cry for me Argentina; e lei non riesce più a prender sonno. «E' un incubo ride - Martin è stato uno degli interpreti maschili di Evita. Per mesi ho ascoltato il suo cd. E questo è il risultato». Non turberà i sonni dei fan della cantante al contrario - il motivo di tanta notturna agitazione: il suo debutto, dal 9 novembre al Teatro della Luna di Milano (quindi a Genova, Roma, Firenze e Trieste) in Evita, il musical-capolavoro di Andrew Lloyd Webber. «E quando non sogno Ricky Martin sogno di essere a scuola, a rifare gli esami di maturità. Insomma sospira Malika - questa si chiama ansia da prestazione». Comprensibile ansia: col suo contraddittorio fascino il mito di Eva Duarte, moglie e musa del dittatore argentino Juan Domingo Perón, da sessant'anni sfida le mode e le opinioni politiche, mantenendo intatta l'icona della benefattrice dei descamisados, accanto a quella dell'ex prostituta, spietata arrampicatrice.
Buon naso ebbe Webber trasformandolo, come già con Jesus Christ Superstar, prima in successo discografico (nel 1975), poi teatrale (1978), infine in premio Oscar (1996) con quella You must love me, appositamente scritta per l'Evita cinematografica Madonna (ed entrata a furor di popolo anche nella partitura teatrale). Da allora osanna e polemiche lastricano il glorioso cammino della Evita canora: «In Argentina il musical non è affatto amato, è stato rappresentato una sola volta, tra le polemiche conferma Massimo Romeo Piparo -. E il set del film di Alan Parker subì vere proteste di popolo e continui attacchi mediatici». Più tranquilla ma non meno impegnativa si presenta la sfida per quello che, attualmente in Italia, è il regista-impresario più noto nel campo del musical: «Evita lo misi in scena già vent'anni fa. Ma oggi ho fatto due scelte completamente diverse. Innanzitutto la lingua: cantato dall'inizio alla fine in inglese, ho deciso di tradurre i testi originali delle 27 canzoni firmati da Tim Rice in italiano. E poi mi sono detto: lo farò solo se Malika Ayane accetterà il ruolo». E Malika ha accettato. «Per forza: Evita è un personaggio pazzesco! si entusiasma la bionda interprete milanese -. So bene quante polemiche ancora solleva. In scena mi prendo tanti di quegli insulti che, se fossi troppo sensibile all'immedesimazione col personaggio, avrei già fatto le valigie. Ma non lo trovo riducibile alle semplici categorie di buono o cattivo. Al di là delle opinioni una cosa è innegabile: Evita fu una pioniera. Nel ruolo che la donna può conquistarsi nella vita pubblica. E nel voto alle donne, che l'Argentina ebbe grazie a lei».
Neppure la grandezza della «santa peronista» come con eccesso mistico l'invocavano i seguaci più devoti - l'intimidisce: «Paradossalmente, interpretare una ragazza di campagna divenuta leader d'una nazione intera è più facile che limitarsi ad una donna dalle ambizioni più modeste». Recitare: questa l'altra novità per la raffinata interprete canora. «Anche se integralmente cantato il ruolo richiede una vera interpretazione teatrale. Ma come cantante io nasco alla scuola della Scala, dove studiavo da soprano drammatico. Così, anche se musicalmente Evita è una delle cose più complesse che abbia mai affrontato (una vera opera moderna, di respiro sinfonico ma con l'anima rock: ho dovuto riconquistare le mie note alte), basta lasciarsi andare al meccanismo narrativo delle sue canzoni. E il più è fatto».
Nessun dubbio, insomma, che l'asso nella manica di questo Evita tutto italiano, e per il quale Piparo non ha dovuto sottostare ad alcun imprimatur di Webber e Rice (Enrico Bernardi sarà Perón, Filippo Strocchi il Che; l'orchestra dal vivo sarà diretta da Emanuele Friello), sia proprio la protagonista.
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