Cultura e Spettacoli

Marilyn e Andy, coppia pop da 195 milioni di dollari

Il ritratto dell'attrice firmato Warhol è la più costosa opera d'arte del XX secolo. Battuto Pablo Picasso

Marilyn e Andy, coppia pop da 195 milioni di dollari

Come tutti tramandano, in modo quasi pedissequo, negli anni Cinquanta del '900 il filosofo tedesco Walter Benjamin interrogandosi sull'arte nell'epoca della riproducibilità concluse il proprio ragionamento prevedendo la irrimediabile perdita dell'aura. Così non è stato: Andy Warhol negli stessi anni dimostrò che poteva produrre opere in serie quasi infinite e con mezzi meccanici, per esempio la serigrafia, riuscendo a trasferire in ogni sua riproduzione sufficiente aura da farne ontologicamente un'originale e venderlo come tale. La riprova, se ce ne fosse bisogno, è il record assoluto per un moderno, stabilito ieri notte da una delle sue celebri «Marilyn», battuta all'asta da Christie's a New York per la cifra monstrum di 195 milioni di dollari (al cambio attuale 184 milioni di euro). Il quadro, dal titolo Shot Sage Blu Marilyn, fu dipinto nel 1964 e rappresenta il volto della celebre attrice morta suicida nel 1962. Il compratore è il gallerista Larry Gagosian, presente di persona nella sala del Rockefeller Center, che si è aggiudicato l'opera, non si sa se per sé o per un cliente, dopo una breve battaglia a colpi di rialzo durata appena quattro minuti. L'hammer price è stato superiore di quasi 20 milioni di dollari al prezzo pagato nel 2015 per Les Femmes d'Alger di Picasso; più in giù restano Van Gogh (163,4 milioni), Modigliani (162), Bacon (158,2). Il quadro faceva parte dell'eredità dei fratelli Thomas and Doris Ammann, galleristi di Zurigo, e i proventi della vendita andranno in beneficenza alla fondazione eponima che si occupa di progetti per l'infanzia.

Detto ciò, tralasciando lo stupore neppure così grande per il prezzo spuntato, visto che la stima si aggirava sui 200 milioni, resta da capire come e perché quest'opera possa essere diventata la più pagata del '900 e solo la seconda in assoluto di sempre dopo il record di 450 milioni di dollari di Leonardo Da Vinci e del suo Salvator Mundi. Solo che il Leonardo era un unicum, su cui peraltro gravano ancora parecchi dubbi di attribuzione, mentre della stessa serie di «Marilyn» (ciascuna di medesima dimensione, 101.6 x 101.6 cm) se ne contano ben cinque con diversi sfondi: rosso, arancione, turchese, blu, blu salvia (quello messo all'asta). Certo, l'opera ha una storia particolare: rappresenta appunto la star, ripresa in un fotogramma pubblicitario strafamoso del film Niagara (1953) di Henry Hathaway. Warhol raffigurò molte volte l'attrice, ma nel 1964 sviluppò una particolare tecnica serigrafica, più raffinata e costosa delle precedenti, con cui si limitò a produrne solo cinque, in parte contravvenendo all'idea della massima riproducibilità e vendibilità. Il nome Shot Marilyn, cioè «Marilyn sparata», è frutto di un avvenimento quasi da leggenda. Un giorno l'artista Dorothy Podber visitando la factory chiese il permesso di sparare a una pila di tele e Warhol, fraintendendo «shot» che può significare sparare o fotografare, glielo accordò, così che l'amica effettivamente conficcò un proiettile nella fronte di Marilyn. Ma per paradosso, non in quella venduta color salvia che era appoggiata altrove. Si dice che da quel momento Warhol le impedì ogni visita, in questo caso non capendo che la casualità, il gesto folle, la performance ulteriore, avrebbero potuto rendere ancora più preziosa, in quanto unica, l'opera.

Forse però tutto questo non è sufficiente a spiegare il successo. Alex Rotter, presidente di Christie's 20th and 21st Century Art, ha commentato: «Il più significativo dipinto del XX secolo, la Marilyn di Andy Warhol, è l'apice assoluto del Pop Art americana e la promessa del sogno americano che racchiude ottimismo, fragilità, celebrità e iconografia tutti insieme. Il dipinto trascende il genere del ritratto in America, superando l'arte e la cultura del '900. Accanto alla Nascita di Venere di Sandro Botticelli, alla Gioconda di Leonardo Da Vinci e a Les Demoiselles d'Avignon di Pablo Picasso, la Marilyn di Warhol è categoricamente uno dei più grandi dipinti di tutti i tempi».

Rotter ovviamente esagera inebriato dall'incasso, ma in parte dobbiamo dargli ragione. L'opera da oggi è la più iconica del secolo, essendo la più pagata. Gli accostamenti che Rotter fa sono libere associazioni per impressionare. Il paragone più preciso è quello con la Gioconda, un quadro che non è tra i migliori di Leonardo e neppure tra i più belli dei suoi contemporanei: siamo attratti dall'icona, anzi dall'iconicità dell'opera, non tanto dalla bellezza o dalla sua preziosità o dalla sua riuscita. Vogliamo vedere la Gioconda perché tutti la vogliono vedere, pur avendola già vista prima di vederla dal vero. Una sorta di tautologia visiva. Ma della Gioconda ci attira anche l'enigma, di non sapere chi sia la donna ritratta, mentre nel caso di Marilyn l'iconicità della star che ebbe in sorte dagli dei perché l'amavano, una morte precoce moltiplica la potenza auratica del genio Warhol, anch'egli icona dell'arte moderna.

Avrebbe detto Kazimir Malevich, studioso di icone e facitore di quadrati neri, che a duplicare il nulla si ottiene il tutto.

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