Marina Berlusconi lettrice ed editrice: "Due Fiere del libro? Perché no..."

La presidente del gruppo Mondadori: "Il programma è bello e ricco"

Marina Berlusconi lettrice ed editrice: "Due Fiere del libro? Perché no..."

Marina Berlusconi arriva a Tempo di libri a metà pomeriggio. Tailleur pantalone lilla, la prima tappa è lo stand di Mondadori. «Bello, bellissimo colpo d'occhio» dice, a chi le chiede una prima impressione. La accoglie il presidente dell'Aie Motta, al quale dice: «Ci dobbiamo credere, è la prima edizione». E poi: «Vale la pena per noi editori e anche per Milano». Dopo una visita a Einaudi passa nello spazio di Rizzoli. Presentazioni: «Benvenuta in Rizzoli, una casa editrice italiana». Risposta: «Ne ho sentito parlare, vagamente...». La presidente del gruppo Mondadori saluta tutti, stringe mani a collaboratori, c'è chi le chiede una foto. Si informa sul libro di Walter Siti, il caso del giorno: «Non l'ho letto, ne vale la pena?». «È tosto», le dicono. Allo stand Piemme racconta le sue letture, «soprattutto romanzi in questo periodo»: «Notevoli i libri che abbiamo portato allo Strega. Di Cognetti, Le otto montagne, mi ha colpito la potenza nel trattare temi universali come l'amicizia, l'amore, la morte, con l'incombenza di queste montagne, nella loro purezza». E poi su La più amata: «Il libro di Teresa Ciabatti è molto forte, mi ha colpito il coraggio feroce con cui si è messa a nudo».

Che cosa ne dice della fiera di Milano? «Dico molto bene. In Italia si legge troppo poco, il 57 per cento non ha comprato neanche un libro l'anno scorso; è un mercato piccolo, angusto, che vale poco più di un miliardo per il trade, mentre quello tedesco ne vale sei». Quindi, «tutto quello che viene fatto per far leggere di più e allargare il numero dei lettori è ben fatto». Poi, dice, «il programma è bello e ricco, non mancano idee, impegno e capacità». Bilanci? «È presto, in un giorno e mezzo fare bilanci è fuori luogo. Alcuni editori sono già preoccupati? Pessimisti...». Non sarebbe stato meglio farla in Milano, anziché a Rho? «Forse trovare degli spazi così estesi in città è troppo difficile. E forse farla durante il ponte non ha aiutato e non aiuterà». Però esprime soprattutto apprezzamenti: «Dobbiamo essere un po' flessibili e indulgenti a giudicare, è stato organizzato tutto in pochi mesi, sei o sette. A colpo d'occhio, chapeau».

Ma ha senso avere due fiere del libro? «Direi sì, ha senso averne due, sono due cose diverse. Torino si regge sui finanziamenti pubblici, qui c'è un accordo fra l'Associazione editori e un'impresa, la Fiera». E poi ai giornalisti: «Non c'è diritto al monopolio, voi che ne siete sempre così spaventati... Vivaddio un'altra iniziativa» («Affondati», ridono i giornalisti del Fatto). Nel tour c'è spazio per un incontro con lo chef Berton e Philippe Daverio da Electa, due battute sulle letture con i figli adolescenti («ora proviamo a leggere insieme lo stesso libro, separatamente, e poi ne parliamo: abbiamo cominciato con John Fante, Chiedi alla polvere»), un'occhiata ai bestseller di Sperling&Kupfer; e poi per passare da Giunti, dove l'ad Montanarini le dà il benvenuto e le dice: «Siamo contenti dell'accordo su Bompiani», e lei: «Alla fine si è tutto sistemato».

Fa i complimenti a Stefano Mauri per lo stand del gruppo Gems, entra da Feltrinelli, perché «bisogna sempre guardare quello che fanno gli altri». Che cosa legge Marina Berlusconi quando la fanno arrabbiare? «Non mi arrabbio mai... Comunque leggere fa bene, distrae».

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