Pasticcio Sanremo: se slitta il Festival, ospiti a rischio

Da McCartney a Cohen, sono tanti gli ospiti che rischiano di non poter partecipare alla kermesse

Pasticcio Sanremo: se slitta il Festival, ospiti a rischio

Che cosa volete che gliene possa importare a una star della musica o del cinema, che sia Paul McCartney o Penelope Cruz o Rod Stewart, delle beghe politiche italiane. Di Monti che si dimette, di Berlusconi che torna in campo, forsì si, forse no, e della data delle elezioni. Queste star sbarcano in Italia (soprattutto quando non c'è da farsi coccolare dal sole) solo per due motivi: un disco o un film in promozione o una montagna di soldi. Per cui la Rai, Fazio e gli organizzatori di Sanremo stanno veramente tremando all'idea che il Festival possa venire spostato in avanti a causa dell'appuntamento elettorale. I suffragi si dovrebbero tenere il 17 o il 24 febbraio e la kermesse, prevista dal 12 al 16 febbraio, si sovrapporrebbe agli obblighi di approfondimento politico della Rai. Dunque, trattative in corso, contratti già firmati, abboccamenti, idee, tutto sarebbe da rifare. Per uno precisino e metodico come Fazio, una vera pugnalata alla schiena. Si è tanto spaventato da aver deciso di lanciare, ieri mattina in treno, il primo tweet della sua vita, per cercare di calmare gli animi: «Sto andando a Roma per capire se davvero il Festival di Sanremo sarà posticipato. Sembra facile! Ci sarà da divertirsi!». E poi pregare in serata: «Speriamo che si voti la prima di marzo così tutto rimane com'è! Facciamo il tifo!».

Insomma, in Rai si sono buttati a capofitto in riunioni fiume per cercare di capire come uscire da questo pasticcio. In Cda non se ne è parlato, in attesa di sapere dal Governo la data di elezioni. Per i 14 cantanti in gara (il cast verrà annunciato domani), ci sarebbero da risolvere solo i problemi organizzativi: da Samuele Bersani, a Gino Paoli, a Simone Cristicchi a Malika a Raphael Gualazzi, i big italiani non si tireranno certo indietro. Per le star internazionali in veste di ospiti, invece, vale tutt'altro discorso. Prima fatto da verificare: quali tra quelle con cui si stava trattando sarebbero disponibili a venire in Riviera anche in un'altra serata, impegni e concerti permettendo. E ieri è stato tutto un incrocio di telefonate. Pare che, se c'era una minima possibilità che un grande come McCartney potesse apparire all'Ariston, con lo spostamento di date, la speranza si sia ridotta al lumicino. Soprattutto quando, in un momento di crisi nera come questo, non lo si può certo ricoprire d'oro. Stesso discorso potrebbe valere per Penelope Cruz, il cui ultimo film per la regia di Castellitto è già su tutti gli schermi in Italia. Forse - sempre che le prime indiscrezioni risultino fondate - sembra ci sia più speranza di portare ugualmente all'Ariston star e band in ascesa come i Mumford & Sons o Florence and the Machine o Emeli Sandé o Rufus Wainwright che potrebbero vedere di buon occhio un passaggio sul primo canale italiano seguito da milioni di spettatori. Sono cantanti dalle sonorità moderne e «alternative», ben diverse da quelle a cui ci ha abituato il Festival di Sanremo, che solitamente unisce ai ritmi italiani, voci di grande attrattiva come Lady Gaga, Madonna o Springsteen o, per altro verso, nomi di sicuro impatto come John Travolta o Sharon Stone.

Cantanti che disegnerebbero un Festival all'insegna della musica più attuale e che marcherebbero l'impronta diversa voluta da Fazio (è lui stesso a twittare «sarà un Festival molto contemporaneo e pop»), dai suoi autori, dal direttore musicale Mauro Pagani e dai discografici. Impronta magari impreziosita da un poeta come Leonard Cohen.

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