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Le memorie del generale sgradito ad Adolf Hitler

Le memorie del generale sgradito ad Adolf Hitler

Il feldmaresciallo Erich Von Manstein (1887-1973) venne catturato dalle forze britanniche nel maggio del 1945. Considerato uno dei principali strateghi di Hitler venne mandato sotto processo a Norimberga. Un tribunale inglese, nel 1949, lo condannò a 18 anni di reclusione. Ne scontò solo quattro. Fu lo stesso cancelliere Adenauer a richiedere poco dopo che diventasse un consulente del nuovo esercito tedesco in via di riorganizzazione. Era chiaro a tutti che fosse la migliore mente militare su piazza. E, in realtà, già il suo processo ad Amburgo aveva assunto un aspetto tutto particolare. Come raccontò uno dei cronisti britannici dell'epoca: «Gli ufficiali di Stato maggiore britannici lo ascoltarono tenere, senza che consultasse neanche un appunto, una conferenza di cinque ore sulla strategia militare e tutti i dettagli delle sue campagne militari in Russia».

Quali erano le caratteristiche che lo rendevano così speciale? Il fatto di essere un grande pratico della guerra, colui che più è stato capace di mettere in pratica le idee di Clausewitz. La sua idea era formulare il corretto piano strategico e poi dare ai comandi inferiori la massima possibilità di gestire in autonomia le operazioni sul campo. A questo univa geniali intuizioni sull'uso dell'artiglieria d'assalto di cui è stato l'inventore. Il concetto stesso di Blitzkrieg non si sarebbe sviluppato senza di lui. Queste doti non bastarono a farne un generale gradito a Hitler. Troppo autonomo, troppo sicuro delle sue idee e non disposto a piegarsi ad ordini senza senso. Come quello di resistere ad ogni costo sul posto che caratterizzo le scelte del Führer nella seconda parte del conflitto. Manstein avrebbe voluto optare per una difesa fluida. Alla fine venne allontanato dal comando nel marzo del 1944.

Ora arriva in Italia per i tipi di Italia storica il suo volume di memorie: Vittorie perdute (pagg. 500, euro 36, con una prefazione all'edizione italiana a cura del generale Stefano Basset). Nel testo con grande precisione, ma anche penna agile, il feldmaresciallo ricostruisce le vicende della Seconda guerra mondiale con particolare attenzione alla campagna di Russia che lo vide in azione. Non è solo un resoconto storico, quanto piuttosto un manuale di tecnica militare applicata. Di certo il miglior racconto degli eventi bellici di parte tedesca. Un racconto amaro in cui risultano chiare anche le colpe dei militari tedeschi.

Tra le quali, da un certo momento in poi, va inserita anche l'obbedienza.

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