Cultura e Spettacoli

Il mercato del libro italiano salvato dalle "ragazzine"

I dati Istat sul 2019 raccontano un Paese dove si legge sempre poco. Fanno eccezione le donne under venti

Il mercato del libro italiano salvato dalle "ragazzine"

È stato diffuso ieri il report dell'Istat che fotografa l'andamento della lettura in Italia. All'Istat richiede circa un anno per essere elaborato e, quindi fotografa, il 2019. Lo stato dell'arte della lettura prima della grande crisi del Covid-19, che chissa, e nel caso come, avrà cambiato le nostre abitudini di (non) lettura.

Sfogliando il report la prima cosa che viene da dire è: meno male che esistono le ragazzine, se no la nostra industria culturale avrebbe già chiuso i battenti. Il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni, tra le quali oltre il 60% ha letto almeno un libro nel corso del 2019. Senza questo apporto il già basso numero di lettori nel nostro Paese crollerebbe sotto la soglia critica.

Ma vediamo il dato nel suo complesso per capirci meglio. Nel 2019 rimane stabile rispetto all'anno precedente il numero di persone che nel corso dell'anno ha letto almeno un libro: sono il 40% dei maggiori dei 6 anni di età. Per dare l'idea, anche se non sempre le metodiche di sondaggio sono omologabili, in Spagna nel 2018 il 67% delle persone di età superiore ai 14 anni ha letto almeno un libro ogni tre mesi.

Questo 40% di lettori in Italia, ribadiamo basta un libro all'anno e può essere anche un libro di cucina, è rappresentato in gran parte da donne che quanto a lettura sono il sesso forte, e da un bel po'. Legge il 44,3% delle donne, il 35,5% degli uomini. Quasi il 9% di distacco percentuale.

E continua ad essere smentito anche un altro luogo comune. Ossia che siano i giovani ad essere quelli che non leggono, presi come sono da nuovi media, televisione e videogiochi. Nel 2019 hanno letto almeno un libro all'anno il 54,1% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, e 56,6% di quelli tra gli 11 e i 14 anni.

E proprio in questa fascia si evidenza il girl power editoriale. Come spiega l'Istat: «Il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze tra gli 11 e i 19 anni (oltre il 60% ha letto almeno un libro nell'anno). La quota di lettrici scende sotto il 45% dopo i 55 anni, mentre per i maschi è sempre inferiore al 50% a partire dai 20 anni». La maggiore propensione delle donne alla lettura si ritrova anche nell'intensità della lettura: il 16,7% dichiara di leggere in media un libro al mese contro il 14,1% degli uomini.

Non stupisce quindi, guardando le classifiche, che i libri più letti abbiano spesso un target femminile e ancora più spesso un target femminile giovane. Quest'anno il libro più venduto dell'anno è stato Cambiare l'acqua ai fiori (e/o) di Valérie Perrin, quello dell'anno precedente I leoni di Sicilia (Nord) di Stefania Auci e tra i successi a lunghissima durata non si possono scordare la saga de L'amica geniale di Elena Ferrante e il profluvio di copie di Storie della buona notte per bambine ribelli (Mondadori).

Un fenomeno così marcato che, a questo punto, fa quasi ridere che qualche scrittore engagè si metta a storcere il naso sulla letteratura di genere, o sugli scrittori youtuber che piacciono ai più giovani. Senza le ragazzine che passano da Minerva Mint a Piccole donne e poi diventate giovani donne a Twilight o L'eleganza del riccio crollerebbe ben più di una casa editrice. Resta da sperare che davvero accada quello che anni fa sentimmo suggerire a Dan Brown, rispondendo ad un giornalista, che contestava la qualità dei suoi libri durante la presentazione fiorentina Inferno. «Io faccio dei prodotti pensati per il pubblico di massa, che fortunatamente consentono agli editori di fare grandi incassi. Spero sempre che gli editori li usino anche per supportare quei libri di alta cultura che vendono necessariamente di meno. E spero sempre di invogliare le persone a leggere in generale, così leggeranno anche cose più alte delle mie...».

Ergo, diamo tutti una bella carezza alle ragazzine che vediamo chinate su un volume, fosse anche la biografia di un cantante Trap, e invece di una paternale proviamo a comprare tre libri: uno per lei senza cantante tatuato (magari un classico), e stando alle medie statistiche, due per noi così recuperiamo quello non letto l'anno prima.

Certo, poi si può dire come al solito che le statistiche si portano dietro il solito stigma del pollo di Trilussa. Esistono anche i lettori fortissimi e quindi niente drammi. Ma anche restando nell'ambito di chi legge, guardando il rapporto si arriva all'ennesima prova che, oltre ad uno iato generazionale, ne esiste anche uno scolastico ma soprattutto familiare. Il report conferma che l'istruzione pesa. Legge libri il 71,9% dei laureati, il 46,1% dei diplomati e solo il 25,9% di chi possiede al più la licenza elementare. Ma si diceva la famiglia: i bambini e i ragazzi sono certamente favoriti se i genitori hanno questa abitudine. Tra i ragazzi sotto i 18 anni legge il 77,4% di chi ha madre e padre lettori e solo il 35,4% tra coloro che hanno entrambi i genitori non lettori. Più sorprendente che esista ancora una marcata differenziazione geografica. Secondo lo studio ha letto almeno un libro il 47,6% delle persone residenti nel Nord-ovest, il 48,1% nel Nord-est, il 27,9% nel Sud, il 25,9% in Sicilia e il 38,9% in Sardegna (isola in cui per altro si riscontra un calo di lettori di 5,8 punti percentuali). Resta altro tra Nord e Sud anche il divario nell'utilizzo di e-book e quindi il divario digitale tra regioni si fa sentire anche in questo campo. E il peso delle infrastrutture si rileva anche in un altro dettaglio. La tipologia comunale è un elemento discriminante, legato in parte alla maggior presenza di librerie e biblioteche nei centri di grandi dimensioni. L'abitudine alla lettura è molto più diffusa nei Comuni centro dell'area metropolitana, dove si dichiara lettore poco meno della metà degli abitanti (48,2%) mentre la quota scende al 36% nei Comuni con meno di 2mila abitanti.

Figurarsi nel 2020 dove in molti momenti a causa Covid uscire dai Comuni è risultato particolarmente complicato. Speriamo all'ora di non aver lasciato sul terreno della pandemia anche l'ultimo zoccolo duro intellettuale rimasto al Paese: le lettrici quindicenni.

Lo sapremo nel 2022.

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