I riflettori, talvolta, sono la seconda chance che insegui se sei un artista che ha avuto il suo momento e poi, per scelta o gioco del destino, la vita ti ha condotto altrove. Annalisa Minetti, vincitrice del Festival di Sanremo 1998, seconda classificata nel 2005 in coppia con Toto Cutugno, è però altro. Anzi, è una storia a sé. Perché vincere - da non vedente - il bronzo nella corsa 1500 metri alle Paralimpiadi di Londra, stabilire il record del mondo nella categoria ciechi e vincere la medaglia d'oro negli 800 metri nei campionati del mondo di atletica leggera paralimpica, no, non è mai la solita storia. Con la stessa energia di donna speciale, Annalisa Minetti ha risposto a chi la attaccava in rete per una foto su Instagram insieme alla figlia di pochi mesi. Una persona non vedente non dovrebbe dare alla vita figli, questa la tesi meschina. Da stasera sarà a Ora o mai più, in prima serata su Raiuno.
Cosa l'ha spinta a rimettersi in gioco come cantante a Ora o mai più?
«Adoro le competizioni nella vita e volevo rispondere alla gente che, come cantante, mi ritrovava nelle piazze d'estate, mi ascoltava e poi mi chiedeva: perché non torni a cantare? Mi sono resa conto che per loro quell'espressione significava tornare a produrre qualcosa di discografico. Questo programma offre esattamente questa possibilità».
Dunque non aveva mai abbandonato la musica?
«Nella mia vita sono stata coinvolta da molte cose. Ora sento che è venuto il momento di rimettere la musica al centro».
Maestri e concorrenti sono colleghi conosciuti: aveva già un rapporto con loro?
«Con Toto Cutugno, naturalmente. Potessi scegliere il coach sarebbe lui. Mi ha cresciuto, mi ha dato l'opportunità artistica importante».
Nessuna rivalità o vecchia ruggine a intralciare la gara?
«Non ho mai sentito ruggini o rivalità particolari nella mia carriera. Quanto alla gara in tv, è come la corsa: non si fanno prigionieri durante, dopodiché tutti amici fuori dalla pista».
Lo sport è stata una seconda vita per lei?
«Non smetterò mai. Mi sono posta l'obiettivo di partecipare a Tokyo 2020. Non è facile, perché dopo una gravidanza e un anno di fermo è proprio dura».
Lei ha partecipato a due edizioni di Tale e quale show: ora sarà diverso?
«Stessa tensione, ma nel primo caso devi fare una cosa che non sai fare, affrontare e assomigliare a un personaggio che ha fatto la storia, tipo Mia Martini. In questo caso invece sei te stessa. E ciò che c'è in palio questa volta è serio, non è un gioco».
Lei è attiva sui social. Come si è sentita dopo gli attacchi sulla sua recente maternità?
«Sui social amo provocare ed essere provocata. Mi piace proporre la mia vita per quello che è. Non mi vergogno di nulla. I commenti altrui? Alcuni mi fanno crescere. Quelli crudeli non mi toccano. Anzi, mi stimolano: mi rendo conto che devo applicarmi ancora di più per far sì che certa gente sia educata alla vita e al rispetto».
Seguirà Sanremo? Il suo ricordo più intenso?
«Certo che lo seguo, ogni anno e con passione. Il ricordo più bello è un calcio nel sedere: del mio manager di allora, che mi spinse sul palco quando vinsi nel 1998. E poi l'abbraccio di mio padre».
La musica italiana di oggi le piace?
«Tanto rap e trap, meno melodia. Mio figlio undicenne rappa tutto. Per farlo studiare abbiamo rappato una lezione di storia dell'arte. Ha preso 8».
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