Cultura e Spettacoli

«La mia femmina bugiarda spiega il nostro tempo»

La grande attrice è «Eva» nel nuovo film di Jacquot: «Ormai c'è sempre meno spazio per ruoli d'autore»

Cinzia Romani

È l'attrice più brava della sua generazione e il cinema francese coincide col suo nome, inizialmente dolce, poi secco come una fucilata: Isabelle Huppert. Nome simile al guanto di velluto sulla mano di ferro che è lei, fragile e minuta all'apparenza, ma nell'intimo un panzer che non sbaglia un colpo. Interprete dalla filmografia fitta dei bei nomi della regia internazionale Otto Preminger, Claude Chabrol, Michael Cimino e di ruoli rischiosi, di solito porta sullo schermo figure di donna che intimidiscono chiunque, ma non lei, che l'anno scorso ha vinto il premio César con Elle di Paul Verhoeven, dov'era una perturbante femmina manipolatrice. Un anno dopo, ecco la Meryl Streep europea nella pelle di Eva (in sala dal 3 maggio con Teodora), misteriosa prostituta di lusso ad Annecy, che anima il thriller di Benoît Jacquot, presentato in concorso all'ultima Berlinale. Ancora un personaggio opaco, né simpatico, né antipatico. Labbra rosso fuoco e parrucca nera. Semplicemente affascinante, a dominare un «noir» ispirato al romanzo omonimo di James Hadley Chase (Feltrinelli), già adattato nel 1962 da Joseph Losey, con Jeanne Moreau. «Mi chiami a quest'altro numero», dice Isabelle, dalla sua casa di Parigi, scandendo nuove cifre con la sua voce fonda e imperativa. Chissà perché non è ancora passata alla regia, data l'evidente volontà di potenza. «Sono troppo pigra», risponde. Mente: macina un film dietro l'altro.

Ancora una «femme fatale», di quelle che le piacciono: chi è Eva?

«Una donna enigmatica, che mi ha affascinato subito. Da quando Jacquot mi ha fatto leggere il libro di James Hadley Chase, mi sono innamorata dell'indolenza di lei, che contraddice la grande energia adoperata per manipolare gli altri. È un archetipo dei noir anni Cinquanta. Ma è anche un archetipo femminile, in assoluto».

Il suo personaggio risulta, insieme, semplice e complesso. Come lo ha preparato?

«Nell'infinita libertà di una donna che è tutto e il contrario di tutto. La sua apparente indefinitezza mi ha permesso di aggiungere un bel po' di mistero al ruolo. Sostanzialmente, Eva è una bugiarda molto contemporanea. Una donna velenosa fino alla caricatura, la cui umanità tuttavia ci appartiene».

A proposito di donne che mentono: qual è la sua posizione rispetto al movimento #MeToo dopo Weinstein?

«Era ora che le donne parlassero! Ed è per questo che faccio cinema: per parlare delle donne in un certo modo. Personalmente, sono contenta che molte cose siano state dette. Spero, in maniera definitiva. Il movimento m'ispira simpatia e speranza. Temo solo gli eccessi di zelo».

In che senso teme gli eccessi di zelo?

«Voglio dire che la misoginia è ovunque. È una realtà che riguarda tutti, uomini e donne, ed è fondamentale riconoscerla, senza scadere nell'isteria».

Sesta collaborazione con Jacquot: che cosa vi unisce?

«Una profonda complicità. Tra noi c'è un'amicizia artistica, che ci fa conoscere bene; così, il nostro lavorare insieme è diventato un gioco molto naturale. E' una cosa che ci piace fare, semplicemente».

Viene considerata un'attrice cerebrale, che però non disdegna una certa forma di divismo. Lo star-system le interessa?

«Certo: non faccio l'attrice su un'isola deserta. Rilascio interviste, vado in tv. Però non è che frequenti assiduamente i posti che contano. Non amo fare tardi e, dopo mezzanotte, divento nervosa».

Oggi è difficile interpretare film d'autore. Ha mai l'impressione di doversi battere per arrivare a certi ruoli?

«A volte. Se proprio uno deve farsi fare un ritratto, meglio scegliere un bravo pittore che uno mediocre. E allora, preferisco fare un certo tipo di film. Però, la scelta è varia. Anche se c'è sempre meno spazio per certi prodotti».

I suoi nuovi progetti?

«Ho finito di girare The Widow, un thriller diretto da Neil Jordan. Recito la parte di una vedova, che non ha voglia di proteggere una sua giovane amica, interpretata da Chloe Grace Moretz. E sto girando con Anne Fontaine una versione moderna di Biancaneve. Il film si intitola Blanche-Neige e ha un andamento da fiaba: c'è una giovane, Lou de Laãge; una donna matura, che sono io, e sette uomini diversi.

Che non sono nani».

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