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Mindhunter 2, cioè il genere crime al suo apice

Mindhunter è ufficialmente diventata il faro del genere crime nelle serie tv. David Fincher firma una seconda stagione di grande qualità

Mindhunter 2, cioè il genere crime al suo apice

Il ritorno di Mindhunter con la sua seconda stagione segna anche il ritorno del genere crime ad alti livelli.

Prodotta da David Fincher e Charlize Theron e disponibile su Netflix, Mindhunter ha avuto una prima stagione ambientata nel 1977 in cui veniva raccontata la nascita della profilazione dei serial killer nell’FBI, con interviste a criminali detenuti e studio del loro comportamento. In questo modo è arrivata la psicologia criminale moderna all’interno del Bureau, slegata da concetti antiquati, basata invece su concetti solidi come l’ambiente in cui è cresciuto il soggetto e problemi psichici.

Nella prima stagione di Mindhunter abbiamo visto la grande difficoltà che i protagonisti Holden Ford (Jonathan Groff) e Bill Tench (Holt McCallany), raggiunti poi da Wendy Carr (Anna Torv), hanno incontrato nei loro studi. Cercare spiegazioni scientifiche a comportamenti violenti non era ben visto, anzi era ritenuto superfluo. Con la seconda stagione, ambientata dal 1978 al 1981, le cose cambiano radicalmente. L’interesse per le scienze comportamentali diventa di grande importanza per i vertici dell’FBI, soprattutto per il nuovo arrivato Ted Gunn interpretato da Michael Cerveris, il Settembre di Fringe. Non solo, anche i comuni cittadini iniziano a mostrare una certa curiosità per queste tematiche, "vittime" del fascino del male e dei protagonisti di quel male, come Charles Manson, Ed Kemper e Richard Speck.

Dalle nuove interviste ora si ricava non solo una profilazione dei vari tipi di serial killer, ma anche spunti importanti per risolvere casi aperti. Come per lo strangolatore BTK, killer che ha ucciso 24 persone ad Atlanta, prevalentemente afroamericani e di giovane età. Un tempo Ford e Tench dovevano fare carte false per i loro studi, ora sono sovvenzionati in modo significativo, ma devono anche portare risultati e il caso di Atalanta è la prima grande occasione per dimostrare, sul campo, l’importanza del loro lavoro.

Dopo due anni di assenza Mindhunter torna ed occupa quel vuoto lasciato da True Detective. Per quanto la terza stagione della serie tv di Nic Pizzolatto, con protagonista Mahershala Ali, abbia portato sensazioni simili alla prima grande stagione con Matthew McConaugey, non possiamo ritenerci soddisfatti. A colmare questa mancanza c’è Mindhunter che dopo i primi dieci episodi dimostra di essere il nuovo faro delle serie tv crime.

La seconda stagione conta nove episodi, di cui i primi tre diretti da David Fincher. Il regista non è nuovo a questo genere, alcuni dei suoi film più famosi trattano proprio di questi temi, parliamo ovviamente di Seven, Zodiac, Millennium e, in modo meno centrato, anche di L'amore bugiardo - Gone Girl.

Con Mindhunter, ora, David Fincher, nella duplice veste di regista e produttore, placa la sete dei suoi fan, regalando un prodotto unico, pregno delle caratteristiche del suo cinema, dai colori freddi alle tematiche, passando per una narrazione non lenta ma calma nella follia della storia, il tutto in attesa di rivederlo dietro la macchina da presa per un altro grande film thriller.

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