Cultura e Spettacoli

"Il mio capolavoro": arte e amicizia dipinte con ironia

Film spassoso e imprevedibile che racconta la storia di un'amicizia e offre una riflessione satirica sull'arte contemporanea

"Il mio capolavoro": arte e amicizia dipinte con ironia

Reduce dal successo de "Il cittadino illustre" (2016), l’argentino Gastón Duprat torna al cinema con "Il mio capolavoro", un gran bel film, caustico, attuale e pieno di battute fulminanti, già presentato Fuori Concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia.
Arturo (Guillermo Francela), titolare di una galleria d’arte nel centro di Buenos Aires, tenta di aiutare il suo amico di sempre, Renzo (Luis Brandoni), un pittore ultrasettantenne, asociale ed egocentrico che, dopo il successo riscontrato negli Anni 80, è ormai in evidente declino. Gli sforzi per non farlo finire in povertà vanno sprecati fino a quando, nel momento per Renzo più difficile, Arturo escogiterà un piano in grado di fare la differenza.
"Il mio capolavoro" è un'opera intelligente, piena di umorismo, ma che non disdegna toni malinconici e momenti drammatici. La grottesca vicenda, raccontata in un crescendo di tensione e con deliziosi colpi di scena, ha due protagonisti agli antipodi ma che interagiscono in maniera perfetta, grazie all'alchimia tra gli interpreti e alla solida caratterizzazione dei ruoli.
Il più irresistibile, tra il gallerista e l'artista, è il secondo: una vera mina vagante, un uomo impulsivo e scontroso ma capace di elargire perle di razionale autocritica a dir poco esilaranti.
La strana coppia, oltre a regalare risate sincere, permette un ragionamento sulla vera amicizia, quella in grado di superare difficoltà e interessi economici. L'ambientazione nel mondo dell'arte, poi, è occasione per deridere i meccanismi che ne regolano il commercio, così come per ironizzare sulla superficialità con cui appassionati e critici legittimano l'autenticità di un'opera.


Tra dialoghi graffianti e drammi affrontati con sberleffo, "Il mio capolavoro" pone l'accento su termini come valore e autenticità fingendo di riferirli al business del manufatto artistico, ma puntando in realtà a scoprirne il significato in ambito esistenziale.

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