Il mondo di Sophia "Ma quale mito Ho tanto da fare..."

Tra presente ("La voce umana") e passato (il restaurato "Matrimonio all'italiana"), la star parlerà del futuro

Il mondo di Sophia "Ma quale mito Ho tanto da fare..."

Ogni donna è madre, moglie e amante. E la Donna per eccellenza del cinema italiano (quel cinema che a sua volta è padre, marito e amante) ce lo conferma dall'alto dei suoi 80 orgogliosi anni. Sophia Loren sulla Croisette è come il cacio sui maccheroni o, se volete, come la crema chantilly ovunque. Salata e dolce: mamma, compagna, complice.

Lunedì sera erano tutti lì, alla cena del ristorante «Agorà», a farle ancora la corte, a pendere ancora dalle sue labbra e dai suoi occhi. Il direttore del Festival, Thierry Fremaux, a un certo punto è salito su una sedia, come avrebbe potuto fare il «suo Marcello» con uno di quei gesti tanto latini, tanto italiani che gli erano propri, e l'ha messa al centro della serata, al centro del set. Minuti di applausi, di commozione, di seduzione. C'erano tutti, ma proprio tutti. Accanto a lei-mamma, il figlio Edoardo Ponti, che l'ha diretta (ma come può un figlio «dirigere» una madre? ascoltata, piuttosto, e ammirata) in La voce umana, il monologo di Jean Cocteau. Ieri la Voce umana di Sophia ha cullato il pubblico come fecero in passato quelle di Anna Magnani e Ingrid Bergman, altre sublimi donne «madri-mogli-amanti». E poi è toccato al restaurato Matrimonio all'italiana di Vittorio De Sica rinverdire, giusto cinquant'anni dopo, i fasti del nostro glorioso cinema.

«Di tutti i miei film - ha detto -, di quelli con Vittorio e Marcello ricordo i minimi dettagli, tutto. Certe scene mentre le giri sai già che non le dimenticherai mai». E poi il «suo Marcello» che campeggia, «bellissimo» nel logo di quest'anno. «Era un uomo straordinario con un grande senso dell'umorismo. E quando arrivava la stanchezza, si metteva a raccontare barzellette». Ma il cinema italiano di oggi? «Mi è piaciuto La grande bellezza. Sono contenta che abbia vinto l'Oscar. Si deve cominciare da qualche parte, e il successo porterà altre cose positive. In Italia abbiamo tante cose da dire, quelli che mancano sono i soldi».

Il gioco, a volte tragico a volte ironico, della recitazione, il dialogo che si fa commedia o dramma, sono ancora ben ancorati alle sue corde e alla cordialità con cui si concede al pubblico, ai fotografi, ai giovani colleghi, sciorinando pillole di nobile saggezza popolare, senza ergersi a madrina, a nume tutelare di un Paese, suo sposo, che ha raccontato in mille modi, in mille situazioni. L'Italia è in ambasce e non sa a che santo votarsi. Lei la vede di lontano, ma le è sempre vicina: «Speriamo che tutto vada avanti e non solo per noi. È tutto il mondo che deve andare bene... Ma non voterò e non voglio parlare di politica». La carezza materna al figlio Edoardo («regista attento, meraviglioso, che punta alle storie più difficili»), l'amante che si schermisce rifiutando un ruolo che non sente suo quando le parlano della lezione di cinema di questa sera, la Masterclass alla «Sala Buñuel»: «Una lezione? Mica dovrò raccontare la storia del cinema dall'epoca dei Lumière. Mi faranno delle domande, spero. Insomma mi arrangerò, come sempre».

Si «arrangerà, come sempre», la regina del cinema italiano, anche quando, il 20 settembre, scoccheranno gli 80 anni. Sarà informale, non reciterà, sarà Sophia Loren: «Faremo una festa in famiglia». Il tempo non le pesa: «Gli anni passano per tutti. Io sto benissimo, mi sento piena di energia, di voglia di fare. Come sempre». Fasciata dall'abito azzurro, Sofia Villani Scicolone è la capitana non giocatrice di un'Italia che vuol prendere a calci i guai e guardare avanti.

E regala una mezza notizia, una promessa intera che ancheggia ma senza palesarsi del tutto, ammiccando con l'eleganza della diva naturale: «Ho un sogno che non posso rivelare, qualcosa che non ho mai fatto e che vorrei fare». Essendo Storia, rifiuta lo status di «mito»: «non mi sono mai considerata tale».

Perché i miti hanno contorni labili e sfuggenti. Invece madri, mogli e amanti sono la concretezza in persona.

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