Morelenbaum torna ai classici «Ecco il mio tributo a Jobim»

Il violoncellista domani al Manzoni di Milano con un repertorio di capolavori della bossa nova

È un grande e poliedrico violoncellista ma anche un compositore, arrangiatore, direttore d'orchestra, pianista e all'occorrenza percussionista... Il brasiliano Jacques Morelenbaum festeggia quarant'anni di attività ed esplorazioni musicali con il suo primo disco solista (dal titolo Saudade de futuro futuro de saudade ) e con un recital - domani mattina alle 11 - al Teatro Manzoni di Milano per inaugurare la stagione di «Aperitivo in concerto». «Sono partito nel 1974 con l'album A barca do sol, che era un trio cui mi sono aggiunto, prodotto da Egberto Gismonti, le cui canzoni hanno battezzato anche i miei primi concerti a Rio De Janeiro. Poi nella mia carriera ho partecipato, a diverso titolo, a oltre 700 album ed ora è giunto il momento di fare un passo da solista, sempre accompagnato dal Cello Samba Trio in cui canta mia moglie Paula».

Morelenbaum, lontano anni luce dalle logiche commerciali, non porta a Milano i suoi nuovi brani, ma un tributo al suo amico Antonio Carlos Jobim, padre della bossa nova con cui ha collaborato a lungo come musicista e come arrangiatore. «Ho suonato su questo palco nel 2005, ma ora mi sembra naturale proporre un programma completamente differente dal solito rendendo omaggio a Jobim nel ventennale della sua scomparsa. Abbiamo lavorato sempre insieme negli ultimi dieci anni della sua vita. Lui si era preso una lunga pausa di riflessione dopo la morte di Vinicius de Moraes, e quando è tornato alla musica ha formato un gruppo con tutti i suoi parenti, cui ci siamo uniti io e Paula. Suonavamo insieme sette notti su sette, radunati attorno al suo pianoforte, per questo conosco così profondamente la sua opera». Desafinado , la celeberrima Garõta de Ipanema e tanti altri successi rivivranno in versione colta ma senza perdere la loro schiettezza popolare. Se gli chiedete quali sono i brani migliori di Jobim reagisce diplomaticamente: «Tutti, ma in particolare quelli che interpreto in questo concerto. È difficile paragonare l'una alle altre le perle di Jobim; sarebbe come voler stabilire se è meglio Jobim o Villa Lobos». Una nuova prospettiva da cui valutare l'opera di Jobim, perché «spaziando da Villa Lobos a Ryuichi Sakamoto ho imparato a contaminare i generi e gli stili senza perdere il sapore delle radici della musica brasiliana. Mio padre era violinista e direttore d'orchestra e ho imparato molto da lui; tra i miei artisti di riferimento ci sono Pablo Casals e Rostropovich, in gioventù ho lavorato nell'orchestra di Leonard Bernstein, tutto questo mi aiuta ad abbattere le barriere e a lavorare, nel tempo, con artisti come i Tropicalisti, Caetano Veloso o David Byrne, genio del rock. Non ho mai voluto essere un violoncellista in un'orchestra, mi sono sempre interessato a tutti gli aspetti della musica, a comporre, dirigere, anche ad ascoltare. Forse sarò un po' megalomane».

Comunque si è avvicinato a tutti i generi musicali, e tiene particolarmente alla sua collaborazione con Sakamoto. «Sakamoto è un grande personaggio e la sua musica così romantica da lasciare ampio spazio all'improvvisazione. Amo le sue colonne sonore. Ci siamo conosciuti a New York grazie a Veloso». Però non dimentica i suoi innumerevoli compagni di strada: «Tutti gli artisti con cui ho suonato mi hanno dato qualcosa, da Milton Nascimento a Sting, da Mitslav Rostropovich a Bill Frisell passando per Cesaria Evora».

Morelenbaum vede il futuro politico del Brasile un po' confuso ma sulla situazione rosea della musica non ha dubbi: «La musica è costantemente in evoluzione; non c'è un movimento come il Tropicalismo o il rock'n'roll e c'è tanta musica spazzatura ma ci sono anche tanti giovani talenti che meritano di essere conosciuti a livello internazionale, come Hamilton de Holanda, Yamandu Costa, Tono, il gruppo Terra Seca».

Nel futuro di Morelenbaum e di Paula, come al solito, tanti progetti. «Ho già pronti 5 album miei, sto finendo gli arrangiamenti per il secondo disco col pianista cubano Omar Sosa, e andrò a registrarne un altro in Giappone con il chitarrista e compositore Goro Ito».

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