
Da Marina di Pietrasanta, dov'era nato il 31 luglio del '33, alla «Versiliana», sua residenza culturale e spettacolare d'elezione, la creatura fra il mondano e il vacanziero e il must per la gente «in vista» che lui ha aiutato a crescere anno dopo anno, il passo non è breve: semplicemente non esiste. Romano Battaglia, scomparso ieri a 79 anni, lo sapeva e ne era fiero.
Nato come inviato speciale alla Rai (ed era, quello, davvero un bel nascere, negli anni ruggenti della tivvù generalista ma non generalizzante...), autore di numerosi programmi e speciali di approfondimento e rubriche e interviste, Battaglia è noto al grande pubblico con qualche anno sulle spalle soprattutto per Tg l'Una, il rotocalco di attualità e approfondimento con ospiti in studio e servizi filmati che curava negli anni Settanta con altre firme storiche come Paolo Cavallina, Enzo Stinchelli, Elio Sparano. Fu, in pratica, un precursore dell'informazione-spettacolo, in un periodo in cui il secondo non aveva ancora preso il sopravvento sulla prima, schiacciandola sugli umori delle star capricciose.
Magari proprio le stesse star capricciose che in un altro contesto, appunto quello della «Versiliana», Battaglia conobbe e frequentò a lungo. Il suo «Caffè», un salotto pomeridiano chiamato a scandire il cartellone del Festival, non faceva (non fa) che proseguire su quella linea, chiamando i numeri uno (o due, o tre...) della politica, dello sport, dello spettacolo, della letteratura, a dire la propria sui temi affrontati dal classico uomo della strada, o della spiaggia, pochi metri più in là.
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