Morto Blatty, il padre del libro culto «L'esorcista»

Luca Crovi

È incredibile pensare che tutta la vita dello scrittore e sceneggiatore William Peter Blatty - morto ieri a 89 anni a Bethesda, alle porte di Washington - si sia giocata fra due immaginari così diversi come quello legato a al L'esorcista e quello de La pantera rosa. Eppure Blatty da una parte un grande narratore ironico e dall'altra uno capace di spaventare i lettori. Tutti i suoi successi sono iniziati in una maniera singolare, partecipando come concorrente a un quiz la cui vincita gli permise di pubblicare il suo primo romanzo, Wich Way To Mecca, Jack?, storia surreale e spritosa che lo portò prima a collaborare con Danny Kaye per The Man from Diners Club e che poi gli dette la possibilità di firmare alcuni gustosi classici della commedia americana come Papà ma che cosa hai fatto in guerra, Operazione Crpes Suzette, Peter Gun: 24 ore per l'assassino.

L'incontro con Blake Edwards, che era il regista di quelle pellicole, permise a William Peter Blatty di entrare in contatto successivamente con l'attore Peter Sellers per il quale sceneggiò Uno sparo nel buio, il primo episodio della serie de La pantera rosa . Poi arrivò il progetto de L'esorcista, romanzo capostipite del thriller sovrannaturale con venature religioso orrorifiche, un libro che avrebbe letteralmente spalancato le porte al genere dei thriller di impianto religioso, arrivando a vendere oltre sei milioni di copie e che si sarebbe trasformato nel 1973 in uno dei film più spaventosi della storia del cinema grazie alla sorprendente regia di William Friedkin.

Negli anni dopo il grande successo de L'esorcista Blatty proseguì la sua ricerca sul sovrannaturale evitando di tornare allo stile ironico degli esordi per non deludere i milioni di

lettori che lo avevano battezzato «maestro della letteratura horror». A lui si sono ispirati nel tempo narratori come Stephen King e Jean Christophe Grange che in più di un'occasione lo hanno ringraziato per le sue intuizioni.

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