Mozart e sciarpe viola per Zeffirelli

Firenze saluta il maestro: in 5mila tra vip e gente comune rendono omaggio alla bara

Mozart e sciarpe viola per Zeffirelli

Andrea Cuomo

nostro inviato a Firenze

La vita è complicata almeno quanto la morte è faccenda semplice. Alla fine si riassume in pochi dettagli. A volte in uno solo: una maglia viola con il numero 1 e il nome Zeffirelli, il simbolo di una religione pagana per eccellenza come ultimo oggetto conosciuto di una vita lunga e sempre di traverso come quella del regista, scenografo, sceneggiatore, polemista e senatore fiorentino, morto pochi giorni fa a Roma.

Roma è lontana, una mamma distratta, uno scenario di cartapesta. È Firenze che si dà appuntamento per l'addio a uno dei suoi cittadini più acidi e ambiziosi, Franco Zeffirelli, che della sua città riassumeva le attitudini più sferzanti. Lo fa in un giorno di afa estiva e strade perlustrate da maree di turisti in ciabatte. Per lui si apre il salotto buono, il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, dove a frotte fiorentini di una vita o di un giorno entrano per la camera ardente. Al centro, vicino alla Tribuna dell'Udienza, sotto i grandi dipinti di Giorgio Vasari, la bara di legno chiaro, sopra la quale qualcuno ha deposto maglie e gagliardetti della sua Fiorentina, amata disperatamente e per tutta la vita e di lui più giovane di tre anni. Attorno gente seduta su due tribunette con sedie di plastica, che va e viene, si sventola, fotografa, talvolta si asciuga una lacrima. O era sudore?

Altoparlanti diffondono arie operistiche, un video manda foto del regista: alla Scala, sul set, a casa, davanti a Palazzo Vecchio, appunto. Coi colleghi si fa il conto di quante persone sono accorse: «Tu che scrivi. Mille? Duemila?». Noi diremmo cinquemila, fonti del comune ci danno ragione.

Il sindaco Dario Nardella, fascia tricolore appesa alle spallucce e sguardo da bravo ragazzo, è ovunque. A un certo punto, a metà pomeriggio, arriva Narciso Parigi, 91 anni, stornellatore e cuore della città, cantante di O Fiorentina (si chiamerebbe La Canzone Viola ma pazienza), inno della squadra dal testo vintage («Combatti ovunque ardita con valor!»). Si siede stanco e sfiatato su una certa seggiolina ai piedi del feretro e Nardella gli fa da nipote premuroso mentre lui con una goccia di voce parla di quando «Io, Dean Martin e Rocky Marciano andammo a Sulmona» e della nipote di quattordici anni che lavora a Hollywood con «Lady Gagà» (con l'accento).

La giornata è lunga, dodici ore di omaggio, un coast to coast dalle 11 di mattina alle 11 di sera (e un supplemento di un'ora e mezza stamattina prima dei funerali che si celebrano alle 11 al Duomo, nella giornata di lutto cittadino). Arriva Vittorio Sgarbi in camicia bianca, arriva Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato, arriva Giancarlo Antognoni in rappresentanza della Fiorentina assieme a Joe Barone, braccio destro del nuovo proprietario della squadra Rocco Commisso, arriva Cristiano Chiarot, soprintendente del Maggio Musicale Fiorentino assieme a un trio di archi che buttano là l'Adagio in LaBemolle dal Gran Trio K563 di Mozart, un brano insolitamente pensoso per il genio di Salisburgo, arriva lo stilista Toni Scervino, arriva Mario Monti con la faccia da funerale (ma con lui si rischia di non vedere la differenza). Annunciati sono Katia Ricciarelli e le gemelle Kessler, in viaggio dalla Germania. Andrea Bocelli ha mandato un cuscino di fiori bianchi.

Si aggirano silenziosi i figli adottivi Pippo e Luciano, il primo con cravatta e il secondo senza. «Siamo contenti - dice Pippo - di avere riportato nella sua città dopo settant'anni il maestro». Dice così, il maestro, non papà, a esibire una soggezione più forte dell'affetto. «Aveva scelto la sua città per la fondazione che porta il suo nome, e così abbiamo chiuso un cerchio. Poco prima di morire, il regista ha espresso un sogno finale: che noi suoi figli portassimo avanti la fondazione che porta il suo nome. E noi ci stiano organizzando per adempiere a questo obbligo morale.

Per questo speriamo di trovare anche degli sponsor internazionali che possano apprezzare l'opera della fondazione».

Oggi per il giorno di lutto molti fiorentini alle 11 faranno silenzio, molti commercianti tireranno giù le saracinesche. I turisti in infradito, quelli che mai Zeffirelli avrebbe messi in un suo film, pazienteranno.

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