Muccino lagna continua: "Il pubblico non capisce"

Alla presentazione del film "Quello che so sull'amore" il regista spiega l'ultimo flop: gli americani non comprendono i "finali aperti"...

Muccino lagna continua: "Il pubblico non capisce"

«L'America? Un paese che dà angoscia, dove devi competere con Spielberg, dove gli studi fanno solo film di genere: o vampiri, o fantascienza», sputa nel piatto in cui mangia dal 2005 Gabriele Muccino, regista romano di stanza negli States e che alla sua terza prova americana, affrontata senza il traino di Will Smith, star forte al box-office, ha fatto flop.
Così ieri, al lancio della sua commedia romantica Quello che so sull'amore (da giovedì, distribuisce Medusa), male accolta negli Usa sia dal pubblico (incasso di 13 milioni di dollari, a fronte dei 20 che è costato) sia dalla critica (il Los Angeles Times l'ha definito «film inutile»), ecco quello che Muccino sa degli Stati Uniti. Ovviamente, al negativo. «I produttori americani fanno molti errori: troppo forte la parola flop. Il vero flop è quando un film costa 100 e incassa 20», parte in difesa l'ex-enfant prodige del Mamiani, i cui film girati con Will Smith - La ricerca della felicità (2006) e Sette anime (2009)- hanno incassato complessivamente mezzo miliardo.

«Le donne Usa? Divorziano in silenzio e sono ipocrite», incalza l'autore, dando al marketing e ai produttori la colpa del suo «non-successo», come dice lui. D'altronde, Quello che so sull'amore narra in modo piatto d'un ex-calciatore (Gerard Butler), che sbarca in Virginia per recuperare il rapporto col figlio e l'ex-moglie (Jessica Biel), non senza vedersela con un plotone di assatanate mamme dei ragazzini allenati da lui, un occhio al pallone e uno alle curve di Katherine Zeta-Jones e Uma Thurman. «Il pubblico americano, che deve trovare tutto impacchettato, non capisce il finale aperto. Ma non credo che la gente,in Italia, abbia letto i giornali», confida il neosposo, mai guarito dalla balbuzie che lo affligge, soprattutto quando deve rispondere a domande non compiacenti. «Ho dovuto tagliare alcune scene, modificando un film drammatico in commedia romantica, perché il distributore voleva venderla così. Trailer, locandina, titolo: tutti sbagliati. Come la data d'uscita, cioè il week end in cui le donne fanno shopping natalizio», prosegue la geremiade mucciniana.


A chi gli domanda chi glielo ha fatto fare,a tentare la carta americana, dove «tutto è nelle mani del marketing», il regista risponde: «Ho voglia di tornare». Anche se sta scrivendo un film drammatico in inglese,ambientato negli Usa, con un'attrice molto giovane.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica