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Da Nannini a Luttazzi a Sanremo va in scena il Festival degli autori

Canzoni firmate pure da Zampaglione, Bianconi, Sangiorgi e Servillo: un inedito parterre di big si gioca un'altra vittoria

Da Nannini a Luttazzi a Sanremo va in scena il Festival degli autori

Un festival nel Festival. Volendo, una sfida a distanza. A Sanremo non gareggerà soltanto il cast annunciato l'altro ieri tra i (comprensibili) alleluja della critica e il (comprensibile) smarrimento dei telespettatori meno esperti. Si confronterà pure un cast di autori che sono a loro volta cantanti. E che ricorda quello dei bei tempi, quando sul palco dell'Ariston sfilavano canzoni di Mogol, Lavezzi e dell'allora meglio gioventù autoriale. Non entravano personalmente in scena ma contribuivano alla vittoria o alla sconfitta e le dividevano tutt'e due a metà con l'interprete. Per dire, Marco Mengoni canterà Bellissimo scritta da Gianna Nannini: e sarà il confronto di due mondi e di due generazioni musicali all'apparenza assai lontane. Tra l'altro, il secondo brano di Mengoni è stato composto da Roberto Casalino, un tipino brillante che (insieme con Tiziano Ferro) ha già sfornato successoni come Non ti scordar mai di me e Novembre di Giusy Ferreri. Una penna raffinata.
E Simona Molinari, che qualche anno fa sbocciò proprio all'Ariston con Egocentrica, sarà in gara (anche) con un brano inedito di Lelio Luttazzi, La felicità, uno degli otto che il maestro lasciò prima di volar via dalla sua Trieste. Tra l'altro, proprio a Sanremo ci fu la sua ultima apparizione televisiva, di fianco ad Arisa. Una coincidenza significativa. Infine, Peppe Servillo e Fausto Mesolella degli Avion Travel figurano tra gli autori di un brano di Maria Nazionale. Insomma, sono firme importanti che pesano nel borsino della musica leggera.
Visto così, seguendo la marea di indiscrezioni sui social network, è il Rinascimento degli autori proprio nel momento in cui, a parte poche eccezioni, la categoria rimane nell'ombra, poco motivata e ancor meno incentivata. L'onda lunga dei cantautori e delle band, la volubilità interpretativa del diritto d'autore e la scarsa vocazione delle case discografiche a investire hanno lentamente essiccato questo settore decisivo.
Forse ora si riparte, anche solo dal punto di vista simbolico. E stavolta per di più è una pacchia, se non altro perché ciascun sanremante è iscritto con due brani, uno dei quali si perderà per strada prima della finale. E già lì ci saranno le prime sentenze. Perciò, se proprio bisogna esser crudeli, la stessa apparizione di Chiara Galiazzo, freschissima vincitrice di X Factor, porta con sé un surplus di thriller visto che canta L'esperienza dell'amore di Federico Zampaglione dei Tiromancino e pure Il futuro che sarà composta da Francesco Bianconi dei Baustelle (era sua anche Bruci la città, tormentone di Irene Grandi). Due bei nomi, uno dei quali non arriverà al sabato sera con legittima delusione e, questo è il bello, magari successiva rivincita in classifica.
Chi invece non correrà questo rischio è Giuliano Sangiorgi dei Negramaro: ha scritto tutti e due i brani di Malika Ayane quindi, mal che vada, si batte da solo. Che rimanga in gara Niente oppure E se poi, per lui fa poca differenza.
Certo, al Festival ci sono anche gli autori di loro stessi, che quindi giocano in prima persona. Simone Cristicchi, per esempio: ha un brano dal titolo delicato (La prima volta che sono morto). Poi Daniele Silvestri o Elio e Le Storie Tese, Almamegretta, Modà, Marta sui Tubi e Raphael Gualazzi tutti firmatari delle proprie canzoni.

E Max Gazzé che, forse per scongiurare la tensione di una gara con se stesso e con il pubblico, ieri l'ha messa sul ridere: «Dal momento che Sanremo è un programma istituzionale, credo sarebbe più pratico eleggere i cantanti alle urne e votare i politici col televoto: nel dopo-festival». Ovviamente è impossibile. Anzi, visto che quest'anno la giuria di qualità peserà molto controbilanciando il televoto, dalle urne potrebbero uscire risultati ancor più sorprendenti del previsto.

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