Cultura e Spettacoli

Ma negli Usa il Western non si tocca

di Claudio SiniscalchiL a marcia al box-office americano di The Hateful Eight è stata tutto sommato breve e poco redditizia. Uscito con molte speranze il giorno di Natale il film è in una fase di lenta agonia, alla pari di alcuni suoi protagonisti. Nel sacco ci sono poco più di 51 milioni di dollari (un terzo rispetto a Django Unchained). Martedì si è posizionato al dodicesimo posto, con meno di 200.000 dollari. Domani, con l'uscita dei nuovi film, The Hateful Eight finirà sotto terra. Eppure c'era grande attesa. Tarantino si aspettava (e si augurava) il boicottaggio dei poliziotti, per alcune sue ruvide dichiarazioni in fatto di razzismo. Perché è andata male? La risposta è molto semplice: l'esagerazione. Tarantino ha voluto sfregiare il genere western. Non gli bastava distruggere il mito di John Ford, ritenuto bigotto, falso e illusorio. L'ha voluto far grondare di sangue. Nel cinema americano il western rappresenta il canone con il quale registi, scrittori e attori misurano la propria grandezza. L'equivalente di ciò che è il teatro di Shakespeare per gli inglesi. Il canone si può rimodellare come si vuole, ma c'è pur sempre un limite. Naturalmente per Tarantino i limiti non esistono. Un universo regolato dalla pistola e dalla Bibbia (l'Antico, non il Nuovo Testamento) l'ha passato nel tritacarne nichilista. La vita è noia e guerra. Il fine ultimo dell'esistenza è la crudeltà. Considerato che non esiste più nulla di valido per cui battersi (al diavolo il Nord e il Sud, le stelle e le strisce), e in attesa del vuoto totale, meglio tirare fuori il lato peggiore dell'umanità. Tarantino ha portato alle esteme conseguenze il male morale che ha aggredito l'America a partire dagli anni Settanta del secolo passato, quando il genere western ha cominciato ad eclissarsi. Un potente salto al di là del bene e del male.

Questo film dell'orrore dovrebbe misurare la temperatura morale dell'umanità odierna. Credeteci: non è un bel guardare!

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