Cultura e Spettacoli

"Nessuno mi fa paura. Solo Raimondo Vianello è riuscito a domarmi"

La conduttrice è (quasi) pronta per il primo romanzo. E in tv? "Cerco storie di vita"

"Nessuno mi fa paura. Solo Raimondo Vianello è riuscito a domarmi"

«Credo di non aver dato ancora tutto, in tv. Non ho ancora avuto l'occasione di esprimermi in pieno. Certo, non sono più di primo pelo, ma potrei sorprendervi». È una piacevole minaccia che ci incuriosisce, quella di Elenoire Casalegno, che sta lavorando al suo primo romanzo top secret in uscita il prossimo anno. «Non si tratta di una biografia, mi sembrerebbe pretenzioso. Però è una storia in cui racconto una parte di me». È diventata famosa da minorenne, in un'epoca in cui lo show business italiano era in quella piena opulenza tipica degli anni Novanta, «erano anni leggeri, spensierati, mica come oggi che serve una scatola di pastiglie di Maalox sempre sul comodino. Ma vedere il lato positivo di ogni situazione è un'attitudine che non riesco a togliermi di dosso».

Ha appena concluso la stagione di Vite da Copertina su Tv8. Cosa prova in merito all'arrivo di Rosanna Cancellieri, al posto suo e di Giovanni Ciacci?

«Una punta di amarezza è naturale, ma anche soddisfazione personale di aver raggiunto buoni ascolti, di aver centrato l'obiettivo preposto. La Cancellieri darà un'impronta completamente diversa al programma rispetto alla nostra. Del resto anche la formula del programma cambierà parecchio».

Ora cosa farà in tv?

«Ho progetti al vaglio. Mi hanno sempre affascinato le storie di vita, scavare nella profondità delle persone, soprattutto in un'epoca di superficialità».

Ha lavorato con pilastri importanti. Chi le ha lasciato il segno?

«Raimondo Vianello è stato unico, non esisterà mai un suo erede. Aveva un'ironia a tratti macabra, che non tutti riuscivano a digerire. Lui e la moglie Sandra erano due persone perbene, incontrarne così oggi è una rarità. Ricordo che a un certo punto non volevo più condurre Pressing con lui, per troppi impegni, non la prese benissimo. Ai casting bocciava tutte le mie possibili sostitute e disse se non lo fa Elenoire, non lo faccio più nemmeno io. Mi mise all'angolo e mi costrinse a dire di sì».

Altri ricordi?

«Un altro gigante è Pippo Baudo, un femminista della tv. Non mi ha mai trattato da valletta, né si è mai messo in competizione con le professioniste al suo fianco. I grandi uomini si riconoscono anche da questo».

Lei ha raggiunto la popolarità a 17 anni, cosa ricorda di quei tempi?

«Volevo fare il magistrato, ero ossessionata dal senso di giustizia. Poi è arrivato lo spettacolo. Non era il mio obiettivo, all'inizio lo prendevo come un gioco».

Un agnello in un branco di lupi, all'epoca.

«Mi sono sempre comportata da maschiaccio, avevo idee chiarissime anche da ragazzina e sapevo cosa fare per non trovarmi nei guai».

Molti dicono che lei è diventata famosa grazie alla sua storia da giovanissima con Vittorio Sgarbi.

«A quell'età molte donne subiscono il fascino dell'uomo più adulto. Lui poi era molto affascinante, per via della sua cultura. Siamo stati insieme tre mesi e non mi ha lasciato un segno indelebile, ma abbiamo riempito rotocalchi per anni, all'epoca il mondo del gossip era diverso. Mantengo ancora oggi un bel rapporto con Vittorio, l'ho sentito poco tempo fa per una consulenza su un quadro da acquistare».

Altri amori degni di nota?

«Una storia per me davvero significativa è stata quella con Ringo, con cui infatti ho fatto una figlia. Ho valori ferrei e sono molto contenta quando qualcuno mi dice che la mia Swami si sa comportare ed è educata. Siamo di generazioni vicine, ma sono stata una madre colonnello, severa, non amica».

Cos'ha capito dell'amore?

«È fondamentale non cercare mai di cambiare l'altro. Al momento continua la mia storia con Andrea, una persona che ha saputo prendermi per mano. Fa il commercialista e cucina da Dio. Sta diventando un problema per la mia linea...»

Curiosità: le hanno mai proposto di buttarsi in politica?

«Certo, qualche anno fa. Ho rifiutato perché se dovessi trovarmi a non condividere le idee del mio partito, su una determinata battaglia, non potrei mai portarle avanti.

Mi avrebbero fatto fuori dopo un secondo».

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