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Morto il figlio di Nick Cave

Dopo il 15enne Arthur, morto nel 2015 cadendo da una scogliera dopo aver fatto uso di Lsd, scompare anche il secondogenito del poeta e cantante Nick Cave

Morto il figlio di Nick Cave

Chiede silenzio al mondo Nick Cave, dopo il tremendo lutto per la perdita del figlio Jethro di 31 anni a sette anni di distanza dalla morte di Arthur, che a soli 15 anni nel 2015 cadde da una scogliera dopo aver fatto uso di Lsd. Un destino terribile il suo, figlio di eventi o di una sorte contraria e malevola? Difficile dare una risposta a domande in cui ogni risposta è superflua. Per questo la sua richiesta di silenzio è comprensibile, perché le parole sono inutili. Una vita quella di Nick Cave, poeta australiano del rock contemporaneo, che tante volte è sembrata andare alla deriva.

Abusi di eroina che lo stavano portando alla morte negl anni '80, e quel dolore insostenibile per la perdita del suo amato figlio 15enne che, si racconta, pur nella sua giovane età stava facendo esperimenti con Lsd. Nick all'epoca cercò la fuga dal dolore e da quel ricordo così vivo, trasferendosi da Brighton, dove viveva a due passi dal luogo in cui era morto il suo ragazzo, a Los Angeles. Una fuga che è servita a poco, per chi nell'immaginario collettivo aveva tutto. Soldi, fama, succcesso non sono bastati per colmare quel vuoto, e non basteranno neanche ora che si è fatto più profondo.

Il destino lo ha seguito ed è tornato a bussare alla sua porta. Ieri se ne è andato anche Jethro 31 anni, secondogenito avuto dopo una storia con la modella Beau Lazenby nel 1991, dieci giorni dopo la nascita di Luke, concepito però con un altra donna, la giornalista brasiliana Viviane Carneiro. Una vita familiare complicata, fatta di amori passeggeri che hanno però lasciato figli che sono amori, e in questo caso, dolori eterni. Non si sanno le ragioni della scomparsa di Jethro, ma quello che si conosce è la sua vita tormentata, quasi un eredità paterna fatta di sentimenti altalenanti, depressiini e uso di sostanze stupefacenti. Jethro, infatti, nell'ultimo periodo della sua vita non era stato sereno.

Era appena uscito dal carcere di Melbourne, dopo aver aggredito sua madre Beau, a marzo, picchiata selvaggiamente dopo una lite per l’acquisto di un pacchetto di sigarette. Il giudice l’aveva rilasciato a patto che non la vedesse più per i prossimi due anni e seguisse un percorso di riabilitazione, mentre il suo legale gli aveva fatto diagnosticare una forma di schizofrenia. Ma non soltanto, nel 2018 aveva avuto altri problemi con la legge per aver aggredito la fidanzata di allora. Problemi dovuti si alla malattia, ma forse anche alla mancanza di una figura paterna, inesistente nei primi otto anni della sua vita.

"Per il mio eterno rimorso, durante la sua infanzia, non ho avuto molti contatti con mio figlio, ma adesso ho un grande rapporto con lui" aveva scritto nel 2008. Questo a differenza del fratello Arthur che Cave si era invece vissuto appieno, insieme al gemello Earl avuto dalla moglie Susan Bick, fino all’incidente della scogliera. "Io e Susie, siamo arrivati a capire che il lutto non è qualcosa che attraversi, non c’è un altro lato. Per noi è diventato uno stile di vita, in cui abbiamo imparato ad arrenderci all’incertezza del mondo, pur mantenendo una posizione di ribellione alla sua indifferenza. Il lutto è un luogo di acuta vulnerabilità in cui, nel tempo, abbiamo sviluppato un senso amplificato della fragilità dell’esistenza". Ma, senza saperlo, quello era solo il primo di un grande dolore per lui.

Oggi chiedendo il silenzio e il rispetto per la sua privacy ha detto: "Molti di noi non vogliono cambiare. E, del resto, perché dovremmo? Ma cosa succede quando un evento è cosi catastrofico che devi cambiare per forza? Dalla persona conosciuta che eri diventi uno sconosciuto. Al punto che, se ti guardi allo specchio, riconosci quello di un tempo, ma sotto la pelle sei un altro".

E come non essere vicini e comprensivi a tutto questo.

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