Niente fascismo e un (vero) '68 gioioso Se il Vate avesse marciato su Roma...

Keller e De Ambris avevano un piano, ma poi il poeta rinunciò. Ecco come sarebbe andata

Niente fascismo e un (vero) '68 gioioso Se il Vate avesse marciato su Roma...

nostro inviato a Trieste

Proviamo a immaginare cosa sarebbe accaduto se fosse stato Gabriele d'Annunzio a marciare su Roma. L'ipotesi era sul tavolo. Nel corso dell'impresa di Fiume, l'ala rivoluzionaria dei legionari, che aveva Guido Keller come leader, non voleva più annettere Fiume all'Italia. L'idea piuttosto era di annettere l'Italia a Fiume. La Reggenza del Carnaro, proclamata dal Comandante d'Annunzio, era un faro di libertà, soprattutto dopo la promulgazione della costituzione. La Carta del Carnaro, scritta da d'Annunzio con il sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris, letta in pubblico per la prima volta nel 1920, era un caso unico. Suffragio universale, eleggibilità a ogni carica delle donne, divorzio, centralità dell'arte, riforma dell'esercito. La Carta istituiva le corporazioni (l'ultima, la decima, era quella degli artisti) perché lavoratori e produttori potessero decidere assieme gli strumenti giusti per lo sviluppo economico. Inoltre la Carta esprimeva un punto di vista particolare sulla proprietà privata, ritenuta intoccabile a patto che fosse di utilità sociale. Prima di urlare quanto illiberale sia questa definizione di proprietà privata, ponete mente a due fatti: la città-stato di Fiume, assediata, non poteva certo permettersi che un campo rimanesse incolto. E poi, con le necessarie modifiche, questa idea di proprietà privata avrebbe potuto diventare un freno al cosiddetto Ceo Capitalism, da non confondersi col libero mercato. Nel Ceo Capitalism, gli amministratori delegati e gli azionisti dei grandi gruppi si staccano assegni milionari proprio mentre mettono i dipendenti in cassa integrazione per «abbattere il costo del lavoro».

I piani erano pronti. Piano Keller. I legionari partiti da Fiume e Zara sarebbero sbarcati nelle Marche. Una colonna avrebbe raggiunto Milano. Un'altra avrebbe preso Roma. I fiumani potevano contare sulla complicità della Marina ed erano ragionevolmente sicuri che interi reparti dell'esercito avrebbero disertato per servire d'Annunzio. I fascisti erano un enigma ma si sarebbero accodati.

E qui Keller si sbagliava.

Piano De Ambris. Creazione di circoli pro Fiume pronti a trasformarsi in forza armata non appena fosse lanciato l'ordine di insurrezione. Marcia su Roma di d'Annunzio. Convocazione di stampa e partiti per metterli davanti a una scelta: con noi o contro di noi.

Il Comandante lasciò perdere: temeva di non aver fondi sufficienti. Se avesse annesso l'Italia a Fiume, ci saremmo risparmiati il fascismo. Mussolini nel 1920 aveva già deciso di prendere il potere ma il Duce, per tutti, era ancora d'Annunzio. Niente alleanza con Adolf Hitler: i legionari, reduci della Prima guerra mondiale, erano fortemente anti-tedeschi. Presto o tardi avremmo avuto una guerra per riprenderci la Dalmazia. La storia non si fa con i se. Ma se avesse vinto davvero il Comandante ci saremmo divertiti molto di più. Il 1968 sarebbe arrivato con quasi cinquant'anni di anticipo e probabilmente sarebbe ancora in corso. Un Sessantotto gioioso. Senza picchiatori, falsi rivoluzionari, veri carrieristi. Con i suoi contatti tra gli artisti, d'Annunzio avrebbe creato riti e miti straordinari. Avrebbe arringato la folla dal balcone con discorsi capaci di infiammare e unire il popolo. Certo, l'idea di mettere il bilancio dello Stato nelle mani del Vate, abituato a fare debiti pur di vivere nel lusso, fa tremare i polsi. Ma avrebbero governato altri, come De Ambris. E qui veniamo al nodo del fascismo. Mussolini non avrebbe mai accettato di sottostare agli ordini di De Ambris, che pure aveva scritto con lui il programma, schiettamente di sinistra, dei neonati fasci di combattimento. Per questo si rifiutò, nel primo anniversario di Fiume, di celebrare l'evento nella città olocausta e scelse di organizzare festeggiamenti «alternativi». Fosse andato a Fiume avrebbe dovuto giurare fedeltà a d'Annunzio e di riflesso ai suoi collaboratori più stretti, come appunto De Ambris.

Mussolini aveva già deciso di tradire o comunque di tenersi le mani libere. Non a caso avvierà trattative sottobanco con Giovanni Giolitti per formare un'alleanza elettorale. Una storia tipicamente italiana, senza ma e senza se.

AG

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