Cremona - Una miscela di folk, elettronica, musica classica e sacra, fanno di Michael Nyman uno dei massimi compositori viventi e un maestro indiscusso del «minimalismo». Nato a Londra il 23 marzo 1944 è compositore, pianista, musicologo e librettista inglese, il primo nel 1969 ad utilizzare il termine «minimalismo» in un contesto musicale. «La mia vita - ha detto - è scrivere musica, solo occasionalmente suonarla». Il maestro britannico, considerato uno dei musicisti più importanti della scena contemporanea, ha raggiunto il successo internazionale grazie alle colonne sonore più memorabili del Novecento, da quella per L'ultima tempesta di Peter Greenaway, a Lezioni di piano di Jane Campion, a Wonderland di Michael Winterbottom. La sua attività è in continuo divenire perché, come spiega lui stesso, «la prima cosa che desidero fare al mattino appena sveglio è scrivere, comporre». Tantissimi i progetti a cui sta lavorando fra i quali anche una sinfonia in ricordo dei tifosi della Juventus morti in Belgio nella strage dell'Heysel a maggio 1985.
Il musicista inglese, che tiene concerti in tutto il mondo, ieri mattina ha ricevuto il premio alla carriera Cremona Music Award, premio istituito da CremonaFiere in occasione del salone internazione degli strumenti musicali d'artigianato Mondomusica.
Che significato ha per lei questo riconoscimento?
«Significa molto perché amo l'Italia ed essere qui, a Cremona, è molto importante. Ancor prima di visitare questo Paese, ne ho sempre apprezzato la cultura del violino e, oggi, essere in un contesto internazionale dedicato alla musica, dà ancor di più un valore aggiunto. Essendo un compositore, ma al tempo stesso anche pianista, apprezzo ancora meglio le potenzialità degli strumenti».
Ha avuto occasione di incontrare musicisti italiani?
«Ho incontrato Paolo Fazioli (pianista e ingegnere che ha fondato un'impresa di pianoforti a corda di alta qualità e dotati di un timbro caratteristico e originale) e al momento sto lavorando a un progetto a sorpresa di riscrittura di alcuni brani per l'amico Roberto Prosseda (pianista italiano che ha guadagnato notorietà grazie alle sue incisioni dedicate a musiche inedite di Felix Mendelssohn)».
Ha parlato del violino, che tipo di rapporto ha con questo strumento?
«Premetto che non so nulla del violino, ma scrivo delle composizioni basandomi sul mio intuito che mi aiuta a superare la mia ignoranza. Sicuramente, accanto alla voce umana e al sax, il violino è uno dei miei strumenti preferiti».
Immagino che stia lavorando a nuovi progetti. Ce ne può anticipare qualcuno?
«Per quanto riguarda le mie registrazioni sta per uscire una sinfonia dedicata alla tragedia avvenuta il 29 maggio 1985, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni di calcio tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono 39 persone».
Sono in arrivo nuove composizioni che saranno presentate in tour?
«Mercoledì prossimo a Chalons en Champagne, in Francia, ci sarà la première di War Work . Si tratta di otto poemi scritti da sette poeti inglesi francesi e tedeschi morti durante la prima guerra mondiale. Ho unito questi testi ad alcune partiture di musica classica di Rossini e di Chopin, agganciandole poi a canzoni tedesche piuttosto particolari. Insomma, un risultato che non mancherà di stupire e che ha lo scopo di porre degli interrogativi sul significato della memoria: dai soldati non conosciuti, ai semplici corpi privi di identità o a quelli che invece non sono mai stati ritrovati».
Ancora due domande: quando compone lo fa al piano oppure nella sua mente? Preferisce suonare oppure scrivere?
«La mia vita è scrivere la musica, che suono solo occasionalmente.
Quando devo comporre, lo faccio nella mia mente. A casa non ho un piano e, quando mi sveglio al mattino, la prima cosa che voglio fare è mettermi a elaborare nuove sinfonie. Lo faccio nella mia mente, poi prendo carta e penna e metto tutto nero su bianco».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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