Non solo musica: tutto Baglioni "in questa storia" che è la sua

L'opera ispirata al suo disco in streaming per sei mesi "Mi candido per l'Eurovision, al limite dicono di no"

Non solo musica: tutto Baglioni "in questa storia" che è la sua

Arriva tutto vestito di grigio, il sorriso come al solito, e presenta un'opera totale, proprio così, totale: In questa storia che è la mia registrato da Claudio Baglioni al Teatro dell'Opera di Roma con uno degli sforzi produttivi più imponenti degli ultimi tempi. Tutto il suo ultimo disco trasformato in una sorta di racconto teatrale con orchestra, ballerini, attori e, soprattutto, esecuzioni ed interpretazioni spettacolari. Si potrà vedere dal 2 giugno in streaming su ItsArt, il sipario digitale per teatro, musica, cinema, danza e ogni forma d'arte che può essere sia live che on demand.

Più che una piattaforma, è un trampolino per il futuro perché, pandemia o meno, le rappresentazioni saranno sempre declinate in questo tipo di linguaggio. «E io - spiega Baglioni - mi sono accorto di aver fatto un album che è una storia, così ne ho parlato con Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell'Opera ed eccoci qui». Stavolta tocca a lui aprire la riapertura visto che al Cinema Adriano di Roma (quello dove suonarono i Beatles nel 1965) ha voluto la prima conferenza stampa in presenza da mesi e mesi con se stesso sul palco e i giornalisti in platea come in quelli che ora sembrano vecchi tempi ma che, in realtà, c'erano fino a un anno e mezzo fa. Il tentativo di ritorno alla normalità. Di provare a ripartire. Tutti ovviamente tamponati, misurati, protetti, e mantenuti a debita distanza.

Mentre tutti si arrabattano e provano a sopravvivere, il neosettantenne Baglioni prova a rilanciare con l'aiuto del maestro Giuliano Peparini. E, in effetti, per come si è visto sul megaschermo dell'Adriano, In questa storia che è la mia risulta davvero indefinibile perché non è un musical, non è un recital, non è un melodramma né un'autocelebrazione. È un'opera totale, ossia «uno spettacolo eccezionale per tempi eccezionali» come si legge nella presentazione. Ha due fili conduttori, come spiega lui: «I protagonisti sono l'amore e il tempo. L'amore inteso come storia singola, nelle sue singole fasi della nascita, della curiosità, del corteggiamento, dell'esplosione e delle sue parabole ascendenti e discendenti. E il tempo, che è a volte più forte dell'amore stesso e che sana certe ferite gravi e laceranti. Noi musicisti abbiamo la fortuna di poter giocare con il tempo e, volendo, anche di batterlo con i nostri ritmi. In fondo ciascuno di noi affronta la battaglia contro il fattore tempo sin da quando viene al mondo». Insomma un'opera lunga e complessa che non dura quanto un sogno di mezza estate ma è destinata, vedrete, ad avere altri allestimenti e altre realizzazioni. Nel frattempo è anche una golosa dimostrazione di virtuosismo sia di Baglioni (si sa) ma anche dei 188 performer, étoile, ballerini e coristi che, sotto la direzione artistica di Giuliano Peparini, portando in scena uno spettacolo inedito che sfrutta ogni angolo del Teatro dell'Opera, dal palco al retropalco, dal golfo mistico al foyer, in un continuo cambio di scena che diventa davvero parte dello spettacolo. «Tra l'altro questa mia opera inaugura ItsArt, ma è l'unica opera più popolare visto che le altre, per adesso, sono le direzioni di Muti e Pappano e il Maggio Fiorentino».

Poi è possibile che In questa storia che è la mia cambi assetto e possa essere anche presentata alla Mostra del Cinema di Venezia oppure in televisione. Di certo per sei mesi sarà a disposizione su ItsArt. E poi si vedrà. «Parlando con Peter Gabriel una volta abbiamo realizzato che i veri artisti sono anche artigiani e soprattutto artefici della propria arte». E così è stato. Claudio Baglioni non ha mai avuto mezze misure e, strada facendo, ha collezionato imprese e record. E mica ha finito. Prima conferma che «prima l'exploit di Mahmood e ora i Maneskin vincitori all'Eurovision Song Contest certificano che il Festival di Sanremo ha ripreso forza». E poi: «Io e poi Amadeus abbiamo cambiato il flusso con la chiamata di gruppi, tipologie e tendenze musicali che di solito l'Ariston non ospitava oppure ospitava con grande ritardo. In poche parole c'è stato un processo di svecchiamento».

E fin qui tutto prevedibile. L'imprevisto è adesso. Prima Baglioni conferma che, massì, la televisione gli manca perché «prima non ci andavo neanche a presentare i miei dischi, ma ora voglio combinare qualcosa».

E poi prende la mira: «Io e Giuliano Peparini ci proponiamo per il prossimo Eurovision Song Contest che dopo la vittoria dei Maneskin si terrà in Italia: mal che vada ci diranno di no». Una strana coppia che, stai a vedere, potrebbe diventare realtà.

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