Cultura e Spettacoli

Un nuovo ordine per il mondo nel caos

I due studiosi riflettono sulla crisi in corso e il bisogno di regole, valori e giustizia.

Un nuovo ordine per il mondo nel caos

Con la globalizzazione, Internet e alla fine con il Covid, il mondo è stato unificato e standardizzato. Lo sviluppo scientifico e tecnologico, che finora ha sempre innovato e creato differenziazione, oggi unifica, sdifferenzia. Nell'anno Mille, i manufatti umani dei diversi Paesi si assomigliavano tutti; ma la gente vestiva in modo diverso in Europa, in Africa, in Arabia, in India o in Cina. Oggi ci vestiamo tutti più o meno nello stesso modo e si assomigliano anche le case, le fabbriche, gli ospedali, i computer, le auto. Ma col Coronavirus il processo è andato troppo oltre e ci accorgiamo che le differenze di un tempo erano un ostacolo, ma anche una ricchezza. Le figure eroiche del nostro passato sono il conquistatore, il navigatore, lo scopritore, l'avventuriero: tutti questi incontrano un mondo sconosciuto misterioso e stupefacente. Pensiamo al mondo degli Aztechi e degli Inca, al Giappone dei samurai, alla Cina dell'epoca di Marco Polo o di Padre Ricci; pensiamo allo stupore provocato in India dalla visione dei templi dell'amore, al fascino della teocrazia tibetana e del Potala, al mistero della pietra nera della Mecca: ogni volta si viveva l'incontro con qualcosa di diverso, di celato, di proibito, di difficile da comprendere, e questa diversità ci stimolava, ci arricchiva e produceva grandi emozioni, slancio, volontà di sapere, di dominio. Tutti i gruppi sociali e culturali hanno sempre difeso la loro unicità, la loro specificità, il cuore della loro cultura e noi occidentali, che tanto abbiamo contribuito a violarle e a distruggerle, riscopriamo ora il loro valore e ci accingiamo a fare lo stesso per la nostra.

È questo che torna a farsi strada dopo l'esperienza del Covid che ha unificato al massimo il mondo, e che però nello stesso tempo ci ha fatto sentire l'esigenza di confini, di protezione della nostra identità della nostra differenza. L'avvento del virus ha di colpo fatto crollare l'entropia del sistema, ha fatto riapparire i limiti, le barriere statali, sovranazionali e ha fatto riscoprire l'importanza della diversità. È un mutamento radicale di orientamento, che riguarda tutte le aree, un ritorno delle istituzioni dopo una precedente fase di frantumazione creativa. La nuova fase in cui siamo entrati sarà di riordinamento istituzionale del mondo.

RELIGIONE

Una pandemia che colpisce contemporaneamente tutto il pianeta avrebbe, un tempo, provocato manifestazioni religiose, preghiere, cerimonie, mentre non sembra che questo sia avvenuto su ampia scala nel mondo occidentale. Mentre in Paesi come l'India, dove il sentimento religioso era profondamente radicato, ha potuto manifestarsi. Restando però in Occidente, possiamo perfino dire che il sentimento religioso si sia affievolito: in buona parte perché erano proibiti gli assembramenti, ma più spesso perché le pratiche religiose sono considerate inefficaci rispetto agli interventi sanitari. Il singolo individuo o un'intera comunità può aver trovato rifugio o speranza nella religione di fronte alla morte. Ma in sostanza il Covid non ha interrotto il processo che Nietzsche ha chiamato «la morte di Dio», come distruzione del religioso, della trascendenza, del sovrannaturale.

Non c'è più né inferno né paradiso, non c'è più escatologia. E in questo processo ha giocato un ruolo decisivo la nuova immagine del cosmo, che si espande creando lo spazio-tempo, per cui non c'è più un posto dove collocare il «padre nostro che sei nei cieli» (...) Infine c'è stato il rifiuto sociale della struttura patriarcale padre, figlio, spirito santo e il rifiuto della gerarchia maschilista.

Che cosa può accadere nel futuro? Quali strade possono essere prese? Con ogni probabilità resterà l'Islam, grazie a un Dio totalmente trascendente, una totale predestinazione e politicamente una teocrazia. Dovrebbe restare il Buddismo, perché non ha divinità e ha la proporzionalità fra meriti e ricompense dovuto alla metempsicosi. Nel caso del cattolicesimo, sembra che si stia continuando, seppure in modo ridotto, lungo tre strade: la prima è quella tradizionale della organizzazione e della gerarchia ecclesiastica, che ha avuto un sussulto di modernizzazione all'epoca del Concilio Vaticano II, per poi avere però un vero e proprio crollo, perdendo un numero enorme di sacerdoti e fedeli e oggi ha una frattura interna fra occidentalizzanti e terzomondisti. Naturalmente nel mondo protestante e in quello induista possono nascere nuove sette e in quello cattolico dei movimenti che convergano nella istituzione.

ISTRUZIONE

La diffusione capillare del web, il suo uso continuo nel modo più libero e capriccioso, la serendipity, l'assorbimento mentale nei social, ha fatto prevalere una cultura semplificata, popolare e ha indebolito i portatori di alta cultura. Le persone oggi hanno molte più informazioni di un tempo, ma sono nozioni che ricavano caoticamente da Internet.

Questo processo però non sarebbe stato possibile se, ben prima del web, anche noi europei non avessimo adottato una pedagogia utilitaristica di origine nordamericana che lo preparava. Quest'ultima, volendo eliminare l'autoritarismo e il nozionismo, ha distrutto la superiorità della cultura, del sapere, il suo credito. Ha combattuto il pensiero razionale rigoroso, l'argomentazione, la dimostrazione, la consequenzialità, il plot dalla narrazione. Ha indebolito la memoria a lungo termine mettendo in crisi l'identità delle persone e delle comunità. Poi è intervenuto il pensiero preconfezionato del quiz, del test, del «mi piace» che ha colonizzato ogni angolo di Internet. Con i quiz si svolgono le selezioni per tutti i concorsi, da quelli per l'accesso a una facoltà universitaria ai posti più rilevanti nelle imprese.

Dovremmo impegnarci in un enorme sforzo ricostruttivo della correttezza dell'informazione. E, guardando a lungo termine, al grande tema della istruzione e dell'insegnamento, per prima cosa ci imbattiamo nel problema delle scuole elementari: queste dovrebbero tornare a fornire poche nozioni essenziali di base, alcuni princìpi di ordinamento del sapere e pochi princìpi morali essenziali non dimenticabili. Bisogna reintrodurre il pensiero concettuale, la storia, la lettura, la scrittura, il ragionamento logico, la riflessione morale, il rispetto degli impegni, la dimostrazione rigorosa, la responsabilità. Oggi è facilissimo inondare lo studente di informazioni anche eccessive, grazie agli straordinari mezzi di comunicazione. Quello che manca, invece, è la capacità di far apprendere veramente ai ragazzi alcune operazioni mentali essenziali: per esempio, collocare gli avvenimenti storici dal passato al futuro con la separazione a.C. e d.C.

, distinguere la descrizione di un fatto e quella di valore, e sul piano morale, saper distinguere l'etica dei princìpi e l'etica della responsabilità, addestrare tanto la memoria a lungo che quella a breve termine e la memoria di lavoro, che è fondamentale per imparare gli aggiornamenti tecnici e le operazioni lavorative che cambiano continuamente, rispetto a quelle che non cambiano mai, come per esempio la localizzazione geografica dei vari Paesi, le vie della propria città, i nomi dei personaggi più importanti della storia e quello che hanno fatto.

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