Lars Von Trier, dopo "Antichrist" e "Melancholia", completa la sua cosiddetta trilogia della depressione con "Nynfomaniac", una storia raccontata in due film: il primo è attualmente nei cinema, il secondo arriverà alla fine del mese. La locandina, i trailer e il marketing legato all'uscita della pellicola suggeriscono che ci troviamo davanti a qualcosa ai limiti del pornografico, ma la verità è che le scene carnali sono parte di un'opera ben più complessa e sorprendente da non rifiutare a priori in un eccesso di pudicizia.
Seligman (Stellan Skarsgård), un distinto signore di mezz'età, s'imbatte in una donna (Charlotte Gainsburg) che, sembrerebbe a seguito di percosse, giace sdraiata in un vicolo col volto tumefatto e sanguinante. Decide di soccorrerla, la porta a casa sua e, dopo averle disinfettato le ferite, le chiede di raccontargli la sua storia. Joe inizia quindi a ripercorrere gli episodi e gli incontri che l'hanno resa la ninfomane rea confessa che è oggi.
La versione del film ora nelle sale è quella censurata cui il regista ha dato la sua approvazione ma ai cui tagli non ha partecipato. C'è indubbiamente molto sesso esplicito, ma è reso in maniera così meccanica e ripetitiva che non ha mai a che fare con l'eros o col porno. E', piuttosto, in tutto e per tutto espressione del disturbo della personalità di cui soffre la protagonista, imprigionata com'è in una coazione a ripetere vissuta con un distacco e un nichilismo a volte quasi parodistico. Von Trier intende mostrare fino a che punto una dipendenza possa condizionare drammaticamente la vita e la psiche di una persona. Naturalmente sposare l'idea di rappresentare la ninfomania, invece che l'alcolismo o la bulimia ad esempio, porta in dote molto più pubblico e il film ha in sé qualche furbizia.
Ma va detto che, al netto di tutte le scabrosità, tra cui una carrellata di istantanee di membri maschili e un paio di inquadrature ginecologiche femminili, quel che resta è un film creativo e a tratti divertente, pregno di rimandi filosofici e di paralleli gustosi (la pesca con la mosca, la polifonia di Bach, la sequenza numerica di Fibonacci e varie forbite amenità). La storia che fa da cornice al racconto delle scorribande sessuali e vede Joe e Saligman colloquiare in una stanza, è la spina dorsale del film e si configura come una specie di seduta psicanalitica: la donna, attraverso la confessione di quelli che ritiene i suoi peccati e che la qualificano, per sua stessa ammissione, come un pessimo essere umano, viene continuamente assolta dal suo benevolo interlocutore che non esita, talvolta ricorrendo a motivazioni grottesche, a scusarne ogni nefandezza. Lo scontro tra l'insensibilità fiera e luciferina di lei e l'accoglienza tenera e paterna di lui, è davvero surreale e spiritoso.
Nonostante in Italia il divieto di visione sia stato posto soltanto fino ai quattordici anni d'età, questa pellicola è sconsigliabile agli adolescenti; non tanto per certe immagini, reperibili ben più pornografiche con un semplice giro in Internet, quanto perché c'è il rischio riducano il racconto ad un inno al libertinaggio. Del resto la protagonista, da ragazzina, usa il proprio corpo come un'arma e la descrizione giocosa del potere derivatole dalla propria disponibilità sessuale non è certo educativa per delle personalità in formazione.
Tra musica metal, secrezioni corporee, citazioni letterarie e impiego di numerosi stili cinematografici, almeno a giudicare
da questo primo capitolo, "Nymphomaniac" analizza in maniera eccentrica l'ossessione sessuale e indaga cosa si nasconda dietro ogni insaziabilità: vuoto interiore, solitudine, sociopatia e problemi di auto-accettazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.