No, l'Everest l'ha preso dopo. Prima ha speso quattrocento dollari per scappare di casa, sapete un postaccio alla periferia di New Orleans, dopo l'uragano Katrina. E arrivare a Los Angeles. E poi contare ciò che era rimasto dei suoi risparmi: ottocento dollari massimo. Ora ha affittato una casetta a Hollywood Hills e al mattino porta a spasso Everest, il suo pastore Bernese. Nel frattempo Frank Ocean, classe 1987, volontà di ferro e passato di stagnola, è diventato l'artista che cambierà l'hip hop. Profilo dolce, orecchino, capelli rasati, carnagione scura come capita a chi ha origini nelle Antille. Tanto per iniziare, il suo primo disco Channel orange (sarà pubblicato in Italia l'11 settembre su Universal) ha debuttato al numero due negli Stati Uniti, roba che se non è un miracolo, visti i tempi, poco ci manca. E poi lui, che vive immerso nel fluido hip hop, ha benedetto il disco con un messaggio molto chiaro sul proprio blog: lo dedico al mio primo amore, che è stato un uomo. Aggiungendo: «Non so che cosa succederà ora, ma almeno non ho più segreti da tenere nascosti». È successo di tutto, tipo che giusto ieri Chuck D dei Public Enemy ha detto pruriginosamente: «Lui non è un rapper». Per carità. Forse chi non segue da vicino il rap, l'hip hop e in genere l'r&b non sa che in questo tipo di musica è accettato tutto tranne che l'outing. Bisogna essere eterosessuali, meglio se machisti o quantomeno omofobi. L'omosessualità è tabù.
Out.
Frank Ocean, che ha una voce pastosa e nerissima e ha inciso un disco strepitoso destinato, grazie a brani come Pyramids o Sierra Leone, a cambiare il corso della musica black, è omosessuale. Fatti suoi, si direbbe. Ennò. È quel tipo di mondo musicale a tremare. E trema perché a fare il cosiddetto coming out non è un poveraccio qualsiasi ma un fuoriclasse che nessuno può ignorare, uno che ha fatto la gavetta scrivendo brani per Justin Bieber, Brandy, John Legend e Beyoncé.
Frank Ocean rimarrà in classifica per mesi non solo negli States ma anche nel resto del mondo. Rovinando lo status quo. In fondo Cristopher Breaux, che ha cambiato nome in Cristopher Francis Ocean dopo aver visto Ocean 11, ci è abituato, a rovinare tutto. Suo padre, tastierista fallito e farabutto, lo ha mollato quando aveva 6 anni. E suo nonno lo ha obbligato ad accompagnarlo alle sedute terapeutiche durante le quali confessava di esser stato alcolista ed eroinomane davanti a chi doveva smettere di esserlo. Capito? «Questa situazione mi ha instillato la paura della dipendenza da qualsiasi cosa, anche dall'amore» ha detto Frank Ocean al New York Times. Pochi giorni prima il New Yorker l'aveva messo in prima pagina. Successo epocale per Frank Ocean. A dimostrazione che un passato di stagnola è spesso il fondamento di un futuro di ferro. Quando è arrivato a Los Angeles, Frank Ocean era un poveraccio di diciannove anni senza speranza ma con tanti sogni. Dopo poco, è entrato nel collettivo hip hop Odd Future e ha stretto amicizia con il loro leader, che si chiama Tyler The Creator ed è noto nell'ambiente per essere un omofobo di primo livello, anzi di infimo livello. Però, dopo l'outing dell'amico Frank, lui ha dignitosamente risposto senza mezzi termini dicendo che lo sapeva da un bel po'. Nel frattempo, da Beyoncé a Jay Z al fondatore della Def Jam Russell Simmons fino al rapper inglese Professor Green, sono arrivati messaggi di stima o, come si dice in questi casi, di solidarietà. Se ci pensate, è incredibile: solidarietà per aver detto ciò che si è. Eggià. In fondo c'è da capire il contesto: dopo trent'anni a senso unico, qualsiasi ambiente, persino quelli musicali, soffre l'inversione di marcia.
Ma il ruolo decisivo è sempre quello delle canzoni. Il disco di Frank Ocean è uno dei più belli pubblicati di recente. Il magazine Rolling Stone lo ha incensato. E chiunque lo ascolti non può che rimanere a bocca aperta di fronte all'equilibrio intenso di musica e parole come in Pyramids, che racconta lo struggimento del fidanzato disoccupato al pensiero che la fidanzata si prepari allo strip tease in un club. O come in Pink Matter e nei suoi dubbi esistenzialisti: «Cosa pensi che sia il mio cervello? Solo un semplice contenitore della mente?». Il filo conduttore di Channel orange è quello che porterà fuori l'hip hop dallo sterile tunnel sessista stile Bagaglino. E salverà un genere musicale condannato al manierismo oppure al cabaret multimilionario. Perciò Frank Ocean, questo ragazzo quasi 25enne che ha guadagnato i primi dollari lavando macchine a New Orleans, cambierà l'hip hop.
Se vi piacerà la sua splendida Lost, che sembra scritta da Prince ascoltando Marvin Gaye e soprattutto quel genio sottovalutato di D'Angelo, allora non ci saranno dubbi. Ma, per favore, fate caso all'effetto domino che scatenerà Frank Ocean. Perché tra un anno il clima dell'hip hop sarà diverso. Parola di tutti (persino del New Musical Express sempre così bacchettone).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.