Il film del weekend

“Odio l’estate” segna il grande ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo

Una storia semplice, una comicità mai volgare e tre partner femminili d'eccezione sono il segreto di un vincente ritorno alle origini, scanzonato ma anche dal retrogusto malinconico.

“Odio l’estate” segna il grande ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo

Dopo l'ingiustificabile "Fuga da Reuma Park" di quattro anni fa, è una gioia che con "Odio l'estate" Aldo, Giovanni e Giacomo tornino a essere il grande trio comico degli inizi.

L'atmosfera dei tempi d'oro si deve probabilmente anche al ritrovato Massimo Venier, sia in sede di sceneggiatura che di regia: fu lui a firmare grandi successi come “Tre uomini e una gamba” e “Chiedimi se sono felice”, mentre è proprio nei quindici anni di sua assenza che il nostro amato terzetto ha dato alle sale titoli sempre meno riusciti.

Questo nuovo film è una commedia brillante che vira a un certo punto in dramedy dolceamaro, poggia su un cast corale perfetto e presenta particolari autocitazioni (tra cui l'ambientazione balneare, le partitelle in spiaggia e le trasferte in auto) pronte a emozionare i fan di vecchia data.

Aldo Baglio, Giovanni Storti e Giacomo Poretti in "Odio l'estate" conservano i loro veri nomi e i tratti fondamentali con cui, seppur ogni volta in contesti diversi, abbiamo imparato ad amarli. In questo caso, però, interpretano tre personaggi che non si conoscono tra di loro e che finiscono col dover convivere forzatamente sotto lo stesso tetto. Sono tre capifamiglia che hanno stipulato un contratto d'affitto per una casa al mare ma l'agenzia cui si sono rivolti ha destinato a tutti la medesima abitazione, non si sa se per errore o con intento truffaldino. Provenendo da background distinti e poco compatibili, questi coinquilini per caso e le loro rispettive famiglie faticheranno a darsi delle regole comuni e a superare l'istintiva reciproca insofferenza. Nel momento in cui cominceranno a sostenersi a vicenda, però, scopriranno cosa conta davvero.

"Odio l'estate" è un'opera ben scritta, divertente e anche riflessiva, che racconta con grazia lieve come alle debolezze del singolo possa fare da antidoto la forza dell'amicizia.

La comicità nasce dall'accostamento degli approcci alla vita, delle abitudini e delle nevrosi di tutte queste persone così diverse l'una dall'altra. Aldo, fannullone ipocondriaco con la passione per Massimo Ranieri, ha un'ottima intesa con la moglie (Maria Di Biase) e qualche pensiero dovuto ai guai di un figlio non ancora maggiorenne. Giovanni, pignolo e polemico proprietario di un'attività in crisi economica, ha accanto due donne pragmatiche, la compagna (Carlotta Natoli) e la figlia, a sopportarne la pedanteria. Infine c'è il dentista Giacomo, benestante e stakanovista, con al seguito moglie snob (Lucia Mascino) perennemente arrabbiata e figlioccio in piena preadolescenza. I problemi che mettono in crisi ciascuno di questi tre gruppi familiari sono abbastanza comuni e sarà facile per lo spettatore riconoscere in qualche personaggio se stesso, persone a lui care o semplici conoscenti.

Valore aggiunto nel film sono le figure femminili, mai semplicemente spalle e titolari invece di una piccola linea narrativa parallela. Voce fuori campo quella di Aldo, il cui filosofeggiare guascone lascia sempre col sorriso sulle labbra, mentre tra i comprimari spicca il carabiniere interpretato da un irresistibile Michele Placido, la cui performance da caratterista ricorda il maresciallo Carotenuto di Vittorio De Sica.

Forse la svolta principale della trama non arriva del tutto inaspettata, ma fa piacere che l'incantevole spontaneità di Aldo, Giovanni e Giacomo si declini in nuove soluzioni narrative, in cui oltre allo humor garbato di sempre trovino posto anche morale e sentimento.

L'invito di "Odio l'estate" è a ritrovare il gusto di meravigliarsi nelle cose quotidiane, imparare a lasciarsi scappare qualche "ti voglio bene" troppo a lungo trattenuto e affrontare i problemi, anche quelli seri, col sorriso sulle labbra e la pace nel cuore.

Perché, come deve aver imparato il trio, la preoccupazione per il proprio posto nel mondo e la paura di sbagliare, o peggio di fallire, si vincono solo accettando le proprie fragilità, facendo l'inventario dei propri punti forti e affrontando le incognite in compagnia degli affetti.

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