"Oggi sono un emarginato". Lo sfogo di Vasco Rossi

Come riporta il profilo Facebook ufficiale di Vasco Rossi, il rocker si sfoga parlando della sua condizione di artista di successo ma terribilmente solo ed emarginato

"Oggi sono un emarginato". Lo sfogo di Vasco Rossi

Per i fan è un mito sotto ogni punto di vista. Vasco Rossi è considerato uno tra i rocker italiano più famosi di sempre. Con 33 album all’attivo, una carriera che brilla fin dal 1977 e tour da tutto esaurito, ancora oggi le sue canzoni sono simbolo di ribellione e di anti-conformismo. Da "Una vita spericolata" ad "Albachiara" fino ai successi più recenti, Vasco Rossi è un artista completo. Simbolo di sregolatezza, detiene il record mondiale di spettatori paganti in un singolo concerto per il “Modena Park” del 2017. Eppure il successo non basta, come non basta il calore dei fan e le canzoni in rotazione nelle radio. Anche un rocker come Vasco Rossi ha delle debolezze. In un lungo post pubblicato sulla sua fanpage, condiviso con i fan intorno alle tre del mattino, l’artista ammette che il successo non basta. Rivela di sentirsi solo. E nel lungo flusso di coscienza, mette la sua anima nudo, parlando di rapporti umani e denaro.

"Rimango un emarginato, lo ripeto sempre. Emarginato di lusso, ma sempre emarginato - esordisce il cantante -. All’inizio essere famosi era molto divertente, perché la vivevo come una conferma che esistevo. I primi successi mi diedero l’illusione di aver risolto tutti i problemi. Poi sono arrivati i prezzi da pagare. Ma come potrei lamerntarmi?" Ammette che tutti pensano di conoscere chi sia il vero Vasco, ma in realtà non è così. "Ogni rapporto è falso. Mi pesa. Ogni tanto parto all’estero e vado dove nessuno mi conosce. E mi mescolo alla gente e lì mi sento bene", scrive su Facebook. Un successo che pare pesare sensibilmente sulla sua stabilità, un successo opprimente e soffocante che non porta nessun giovamento. "Mi chiedo come possano sentirsi Bono, Dylan o Mick Jagger -aggiunge -. Io ho bisogno della gente, il palco da solo non basta, il rock forse ti salva la vita all’inizo ma non per sempre, perché quando si spengono le luci, il concerto finisce, il disco esce e la gente smette di acclamarti, tu torni a essere quello che sei."

Ma non è finita qui. "Il successo tende a forzarti la mano, a far crescere dentro te la sensazione che tu esista nel mondo in cui ti vede la gente - rivela -. Ma è sbagliato, perché se credi a queste cose, allora devi accettarne anche le conseguenze: che tu esisti solo se c’è qualcuno che ti vede. E quando non ti vede nessuno? Ti ammazzi? Per fortuna, questi ragionamenti, queste aberrazioni – vogliamo chiamarle cosi? – non influenzano la composizione". E quindi racconta il motivo di questo lungo sfogo. "Quando scrivo, ho una sola certezza: quello che hai fatto prima non conta nulla, perché nel rock non esiste la riconoscenza - afferma -.

Non esistono meriti pregressi che ti facciano star comodo. Se tu smetti di fare grande musica, non è che la gente continua a seguirti solo perché una volta la facevi". E intanto il post è già virale, contando più di duemila condivisioni.

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