Ora i cattivi di periferia mettono le mani su Roma

Nella serie Netflix piccoli criminali crescono e puntano sulla politica. E la fiction assomiglia a «Mafia capitale»

Ora i cattivi di periferia mettono le mani su Roma

Non è più il mare di Ostia a fare da sfondo alla seconda stagione di Suburra le cui riprese sono in corso in queste settimane a Roma. La grande novità dei nuovi otto episodi prodotti da Cattleya in collaborazione con Rai Cinema e diretti dal veterano della serie Andrea Molaioli (eccetto il 4, il 5 e il 6 ad opera di Piero Messina), è già condensata nel promo lanciato da Netflix in cui il titolo della seconda stagione, sempre ispirata all'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, emerge, con un gioco visivo, dagli antichi sampietrini inghiottiti nell'oscurità. Perché il dark side della Capitale, da che Roma è Roma, risiede lì, nell'immobilismo delle sue vestigia che però tutto muove attraverso l'esercizio atavico del potere.

Così non è un caso che la visita di ieri sul set dell'episodio numero 7, all'ombra incerta della suggestiva, seppur incompiuta, Vela dell'architetto Calatrava nella zona universitaria di Tor Vergata, abbia come centro una scena in cui sono presenti contemporaneamente quasi tutti i protagonisti - Alessandro Borghi nei panni di Aureliano, Giacomo Ferrara in quelli di Spadino, Claudia Gerini/Sara Monaschi, Filippo Nigro/Amedeo Cinaglia e Eduardo Valdarnini/Lele (manca solo Francesco Acquaroli/Samurai) - e in cui la frase d'ordine è: «Dobbiamo colpire al Centro di Roma, basta Ostia. Dobbiamo spaventare la borghesia e finire su tutti i giornali». Perché, come anticipa Claudia Gerini, «nella borghesia si nascondono tante cose, c'è una doppia faccia con un lato apparentemente legale...».

La location è quella familiare, per chi conosce la serie, perché è, diciamo così, la sala riunioni dei protagonisti più giovani che ora vogliono alzare un po' la posta in gioco: «Se nella prima stagione - spiega Giacomo Ferrara, suo il personaggio/rivelazione di Spadino - li troviamo focalizzati a cercare il loro posto nel mondo, ora hanno capito le cose fondamentali e cercano di conquistare Roma». «Questa seconda stagione - racconta una dei due registi, Andrea Molaioli - inizia tre mesi dopo quella precedente e, come quella, ha un arco narrativo breve di una ventina di giorni che sono quelli che ora intercorrono tra il primo e il secondo turno delle elezioni del sindaco di Roma». Sapremo solo durante la messa in onda su Netflix, all'inizio del prossimo anno, se ci sono riferimenti più o meno velati al reale ballottaggio tra Alemanno e Rutelli nel 2008 ma intanto uno dei protagonisti, Alessandro Borghi, si fa scappare che un candidato sindaco «va a cena con i Casamonica». Mentre il personaggio del politico Amedeo Cinaglia si troverà a essere - come dice Filippo Nigro che lo interpreta - «l'ago della bilancia con la gestione di una porzione di voti che determinerà le sorti di una parte politica». Questo per far capire come la seconda stagione, scritta da Barbara Petronio, Ezio Abbate e Fabrizio Bettelli, sia molto più incentrata sulla politica rispetto la prima e che il suo mescolamento con il pianeta criminale, metta in scena perfettamente tutte le componenti di Roma Capitale e del suo tristemente noto «mondo di mezzo» alla base di Suburra e del suo interesse che si è trasformato anche nel successo della serie. Ecco dunque che tra le tante location, buona parte dei set si concentrino nel centro storico tra Palazzo Spada, Via della Conciliazione, Montecitorio, Piramide. Ma, nella torta Capitale, una fetta, larga, è sempre gestita dalla Chiesa che vedremo all'opera anche attraverso la figura di Sara Monaschi interpretato da Claudia Gerini: «Nella prima stagione - dice l'attrice a proposito del suo personaggio - lei ha perso un po' tutto ma, grazie alle sue conoscenze politiche, riesce a gestire una Onlus e a entrare nel business, che capisce essere molto remunerativo, degli immigrati. È una donna sempre più assetata di potere».

Totalmente nuovo rispetto alla serie è l'altro regista, Piero Messina, che nel 2015 aveva esordito al cinema con l'autoriale L'attesa e ora sta preparando l'opera seconda: «È stata un'esperienza bella e particolare perché nei miei episodi ci sono molte scene d'azione e sono stato quindi costretto a fare cose che non immaginavo di saper fare».

Mentre Alessandro Borghi, nei panni di Aureliano Numero 8, è il veterano di Suburra avendo partecipato anche al film diretto da Stefano Sollima, il regista che in questi giorni ha debuttato ad Hollywood con Soldado: «Sono 4 anni che ho addosso il numero 8 e comincio a credere che certe cose che pensa lui, solo io le possa capire».

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