Ora il silenzio è una virtù dimenticata

«Meglio tacere e passare per idiota che parlare e dissipare ogni dubbio», soleva dire Abraham Lincoln. Aveva ragione da vendere. Ma in un'epoca come la nostra, in cui apparire in ogni momento è essenziale e la vita, in tutti i suoi aspetti, è diventata una specie di ininterrotto Grande Fratello, tacere diventa difficile e del silenzio si son dimenticate le virtù. Eppure gioverebbe non spiattellare costantemente sulla pubblica piazza la prima cosa che ci passa per la testa, evitare di rispondere senza riflettere alle mille sollecitazioni cui l'attuale società della ipercomunicazione ci sottopone. Ne guadagneremmo in decoro e, di conseguenza, in dignità e rispetto di noi stessi e dei nostri argomenti. D'altronde, «nella vita, come nell'arte, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio» e «il silenzio è uno degli argomenti più difficili da confutare».

Socrate, che visse in tempi piuttosto turbolenti, affermava che «se colui che non sa rimanesse in silenzio, la discordia cesserebbe», sebbene sia giusto sottolineare che anche il potenziale uditorio dovrebbe fare la sua parte e ricordare, prima di giudicare, che «il silenzio è profondo come l'eternità; il discorso, superficiale come il tempo».

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