Annie Lennox: "Oramai sono grande. Da regina del pop voglio il trono del jazz"

La star scozzese, 60 anni, ex degli Eurythmics, pubblica «Nostalgia» cantando vecchi classici

Annie Lennox: "Oramai sono grande. Da regina del pop voglio il trono del jazz"

No lei no: mica è la solita popstar. Annie Lennox è precisa e puntuale, risponde spedita e si inalbera solo intorno a due principi fondamentali: passione e aiuto. Dopotutto è diventata una stella globale piano piano, prima come eroina degli Eurythmics e poi come cantante solista che è riuscita a non svendersi mai e a mantenere un'integrità che provate a vedere chi altri ce l'ha fatta. La sua passione oggi è nelle canzoni di Nostalgia , il disco in uscita a fine mese nel quale prova a diventare un crooner al femminile, roba peraltro mai provata prima da nessuna diva del pop (oltre 80 milioni di dischi venduti). Canta, eccome se canta, vecchi classici del jazz interpretati in passato pure da Billie Holiday o Louis Armstrong o Nina Simone, piegando la propria voce ai registri inconsueti del jazz anni '30 e '40 senza diventarne schiava. «Volevo fare qualcosa di originale, altrimenti me ne sarei rimasta a casa» spiega lei nel suo scozzese di Aberdeen, che è strettissimo e talvolta famelico nel senso che si mangia tante desinenze. E l'aiuto? Poi vedremo: «Prima voglio parlare di musica».

Scusi signora Lennox la musica sembra sempre la stessa di questo periodo: fare un disco di cover.

«Non mi pare che sia un disco di cover. Io non ci ho dormito di notte per fare questo disco e ho rinunciato a tutto il resto per portarlo a termine come volevo io. La prima idea mi è venuta durante una vacanza in Sicilia e ho avuto paura fino a che non ho chiuso le registrazioni».

Paura?

«Non avevo mai fatto niente del genere e ho sempre paura di cantare le canzoni degli altri. Io ho sempre scritto e cantato brani miei perché era l'ansia o la depressione a farmeli scrivere e a farmeli interpretare. Stavolta no. E mi sono chiesta: che cosa posso portare di nuovo a queste meravigliose canzoni?».

Appunto cosa?

«La spontaneità. Ciò che ascoltate è stato registrato al primo tentativo. Niente sovraincisioni, niente ripetizioni fino allo sfinimento. Ogni volta ho detto: mio dio, ma perché non l'ho fatto prima?».

Il giorno di Natale Annie Lennox compirà 60 anni.

«Davvero? Gli ultimi quarant'anni sono trascorsi così velocemente che me ne sento soltanto venti»

Non sarà lo stesso quando le canterà dal vivo sul palco.

«Non lo so. Ma credo che non lo farò tante volte. Per ora mi concentro sulla promozione. E verrò anche in Italia a Che tempo che fa ».

Con gli Eurythmics e da solista lei è da almeno trent'anni il simbolo di una sorta di pop impegnato e impegnativo.

«Nella vita pubblica sono come nella vita privata. E poi ora sono ancora più serena e quindi determinata: da due anni mi sono sposata con un medico molto impegnato nella causa delle madri affette da Hiv. Mi sono sempre spesa per tante cause benefiche ma questa è una di quelle che mi ha emozionato di più. E lui riesce a darmi quell'equilibrio che cercavo da tanto e tanto tempo».

Dice? Lei è sempre sembrata una diva sui generis, determinata e lontana dagli eccessi.

«E la musica per me è sempre stata l'unico eccesso che mi sono permessa: sono i suoni che mi liberano le energie e spesso anche le emozioni o le commozioni. Una volta sono andata a vedere un musical a New York con mia figlia e mi sono commossa fino alle lacrime. Lei quasi si vergognava...».

Eppure oggi le ragazzine sono molto più disinibite rispetto alle loro coetanee di due o tre decenni fa.

«Si riferisce a quello che fanno e dicono Miley Cyrus o Rihanna?».

Sono lo specchio di una generazione.

«Ho sempre detto che cosa penso di loro».

Lo ripeta.

«Mostrarsi seminude e provocanti come si mostrano a un pubblico di ragazzini è uno scandalo.

È la dimostrazione di una sessualizzazione estrema del pop che però non ha alcun futuro. L'eros è un'altra cosa. E la musica pure. Perciò non smetterò mai di ripetere che questi eccessi non portano davvero da nessuna parte. Proprio nessuna».

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