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Ozark, la recensione della terza stagione

Ozark dimostra nuovamente di essere tra i migliori titoli di Netflix, anche se il pubblico continua a preferire La casa di carta

Ozark, la recensione della terza stagione

Ozark, cioè la vita criminale della famiglia Byrde, prosegue con un’ottima terza stagione, ma ancora non viene apprezzata quanto dovrebbe: vediamo cosa è successo nei nuovi episodi e cosa c’è nel futuro della serie tv.

Ozark 3, com’è la terza stagione

Che i problemi di coppia si sarebbero fatti più seri lo avevamo già capito dalla stagione precedente. Marty aveva messo in piedi un piano abbastanza affidabile per uscire di scena e darsi alla latitanza insieme alla famiglia, ma Wendy non era d’accordo: ormai erano in ballo con il cartello di Navarro e non potevano pensare davvero di scappare e sopravvivere a lungo. La stagione 2 si era conclusa con l’inaugurazione del casinò e la terza inizia sei mesi dopo, con il gioco d’azzardo dei Byrde in piena attività, pronto a soddisfare il cartello messicano riciclando denaro in maggiore quantità rispetto alle passate imprese. Cosa potrebbe andare storto ora?

Marty Byrde (Jason Bateman) è un uomo distaccato, non freddo, ma distante, come se fosse un robot programmato solo per svolgere il proprio lavoro. Non ha contatto con la realtà della famiglia e, tranne che per un episodio in cui vediamo un richiamo alla sua infanzia, non ci sono elementi a supporto di una sua sensibilità. Anche nel rapporto con la sua luogotenente Ruth, nonostante quanto da lei subìto, non emerge alcun attaccamento. In una circostanza lo vediamo a difesa di Ruth ma unicamente per quanto riguarda l’integrità della sua organizzazione e la tutela dei suoi affari. In definitiva però Marty non è un uomo cattivo, è solo molto concentrato a tenere i suoi cari al sicuro e i sentimenti sono un lusso che non può concedersi.

Passiamo alla sua compagna di vita e d’affari. Wendy (Laura Linney) è stata un personaggio in continua evoluzione, questo fino alla sua completa manifestazione con la terza stagione. Nei nuovi episodi Wendy si è rivelata per quello che è ed è lei stessa a spiegarcelo: "quando lotti per sopravvivere, tutto quello che facevi prima sembra così noioso". È facile quindi montarsi la testa e perdere di vista l’obiettivo principale, quello che il buono ma anaffettivo Marty ha ben chiaro: rimanere vivi.

Con la scusa di voler garantire delle entrate lecite per Navarro e per la propria famiglia, Wendy fa il passo più lungo della gamba e spinge per l’espansione delle Byrde Enterprises verso un altro casinò e un albergo. Ma i Byrde a Ozark sono malvisti ed espandersi non è certo il comportamento più indicato per loro, soprattuto con l’FBI alle costole. I coniugi Byrde iniziano ad agire alle rispettive spalle e questo non è un bene per gli affari.

A rendere la situazione esplosiva ci si mette pure il fratello di Wendy, Ben, mai visto prima e ora "regular" nella terza stagione. Ben è bipolare, ha perso il lavoro come insegnante a causa del suo problema di salute mentale e decide di trasferirsi a casa della sorella. Se escludiamo i primi momenti della stagione iniziale, quando tutto ebbe inizio, la vita dei protagonisti non è mai stata tanto vicina alla catastrofe e Ben è quanto di meno indicato per loro. Ancora una volta verranno prese scelte difficili dalle conseguenze molto dolorose (quasi) per tutti.

Ozark è la nuova Breaking Bad?

Un uomo intelligente e morigerato che si ritrova improvvisamente a rischiare la propria vita e quella dei suoi cari. Una situazione che lo porta ad una scelta che non avrebbe mai preso: diventare un criminale. Detta così potrebbe essere la trama di base di Breaking Bad, con Bryan Cranston nel ruolo di Walter White, l’amato professore di chimica di Albuquerque che dal momento in cui gli viene diagnosticato il cancro decide di iniziare a cucinare metanfetamina per lasciare una considerevole somma di soldi alla sua famiglia.

La trama di Ozark parte dagli stessi presupposti trovando poi una sua strada originale grazie ai diversi caratteri dei protagonisti. A distinguere la serie con Jason Bateman c’è anche una differente fotografia caratterizzata da colori freddi tendenti al verde e al blu scuro, come in un film diretto da David Fincher. Siamo quindi all’opposto rispetto ai colori a cui Vince Gilligan ci ha abituati con Breaking Bad e Better Call Saul, le cui storie sono rappresentate da colori caldi. Ulteriore differenza è data dal fatto che Ozark non perde molto tempo indugiando su inquadrature o su trame non importanti per la famiglia Byrde, evitando quindi qualsiasi accusa di noia. Accusa che invece, i primi tempi, Breaking Bad ricevette. Ozark quindi è l’erede di Breaking Bad? Forse. Molto dipende dal suo futuro e dall’evoluzione dei protagonisti. Parliamo di un’esplosione di rabbia di Marty o Wendy, quella che trasformò definitivamente Walter White nel pericoloso Eisenberg.

Una serie che merita di più

Eppure, nonostante sia stato preso lo zoccolo duro della storia di Breaking Bad, sviluppandolo poi in modo originale, e che la produzione abbia ricevuto nomination e premi - un Emmy alla regia per Jason Bateman -, Ozark non ottiene il consenso di pubblico che meriterebbe. Suona strano soprattuto perché in questo periodo sta avendo un enorme successo La casa di carta, altro titolo di Netflix che ricorre spudoratamente a elementi molto noti - dalla trama rubata a Inside Man, alla colonna sonora che scopiazza i successi di Hans Zimmer - venendo tuttavia osannata.

Quale futuro per Ozark? Jason Bateman, in qualità di attore, regista e produttore, ha recentemente detto che la fine si avvicina. Riferendosi ai due protagonisti ha specificato che "se la tirano troppo per le lunghe finiranno morti o in galera", com’è ragionevole pensare. Questo è un altro punto a favore di Ozark: non c’è la volontà di annoiare il pubblico, dilatando la storia della famiglia Byrde inserendo nella trama situazioni non credibili, ma c’è invece grande coerenza.

Gli Emmy e i Golden Globes si sono accorti di che perla è Ozark, purtroppo gran parte del pubblico non l’ha ancora capito e gli preferisce trame banali dal colpo di scena facile.

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