Pagliacci, un omaggio al classico

Le opere dell'artista proiettano l'antico nel mondo contemporaneo

Stefano Duranti Poccetti

Un continuo e contemporaneo omaggio alla classicità. Così definirei l'Arte di Mirko Pagliacci, che nella sua trentennale carriera ha collezionato mostre sia in Europa che in tutto il mondo. Ultima in via cronologica è stata quella a Palazzo Chigi di Formello «Il museo ovunque», del 2017. Egli ha inoltre fatto parte del movimento del Metropolismo, teorizzato da Achille Bonito Oliva. Ho parlato di un «contemporaneo omaggio alla classicità», perché in queste composizioni il Maestro inserisce soggetti provenienti dal mondo antico, riproponendoli però sotto sembianze moderne, immersi in sfondi dai colori sgargianti e sfumati e che invece sono da attribuire al territorio dell'Arte contemporanea. Prendiamo per esempio Time Out, opera in cui troviamo al centro la statua raffigurante un atleta di Lisippo. Essa è inserita in una dimensione composta da colori dalle tinte azzurre, bianche e nere e assume una forma visionaria, come spettro di un'epoca che non esiste più. Anche in Red Extasi troviamo lo stesso modus operandi, con la testa di una scultura arcaica al centro, circondata da un'atmosfera dipinta in rosso acceso, dando così attualità a un volto che di per sé sarebbe collocabile soltanto in un mondo antico. Vi sono poi altri lavori di Pagliacci dove l'Artista propone soggetti differenti, dove sono le stesse figure a dimostrarsi contemporanee.

Questo accade per esempio in R-esistenze, dove ci sono uomini volanti catapultati in un mondo dalle atmosfere magiche, contraddistinte da una cromia che ci ricorda le luci blu al neon. Si tratta di lavori concettuali e fantascientifici, in cui Pagliacci immagina l'essere umano alle prese con altri tipi di esistenze.

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