La pedofilia e leutanasia in concorso a Cannes con due film dolorosi e rigorosi, La caccia, del danese Thomas Vinterberg (già autore di Festen, con cui nel 1998 vinse qui il Premio speciale della Giuria); Amore, dellaustriaco Michael Haneke (Palma doro due anni fa con Il nastro bianco). Il primo affronta il tema trasversalmente, non raccontando labuso sessuale nei confronti dei minori, ma listeria sociale che una falsa accusa, ritenuta vera sul semplice assunto che «i bambini non mentono», propaga come un virus in una piccola comunità, trasformando un innocente, precedentemente ritenuto un amico, in selvaggina da abbattere. «Tutti pensiamo di conoscere i nostri figli - dice Vinterberg - ma cè questo cliché che per noi non hanno segreti e sono innocenti. E invece i bambini inventano e poi si convincono di quellinvenzione. Sono dei piccoli demoni e insieme le vittime delle paure degli adulti, e per questo andrebbero doppiamente protetti».
Il secondo mette in scena una copia di ottantenni, colta, educata, agiata, che si ritrova a dover affrontare lictus di della moglie. Curata amorevolmente in casa, con dolcezza e disperazione via via che la malattia peggiora e infligge nuovi dolori, la donna verrà alla fine soffocata dal marito. «Invecchiando - dice Haneke - veniamo a contatto con una condizione che non avevamo immaginato. Il film parte da qui, non affronta socialmente un tema. Mi interessava raccontare una storia damore».
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