Il sovrintendente della Scala Alexander Pereira ha accettato di dirigere il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Ne consegue che Milano resta col cerino in mano. È così andata a buon fine la trattativa tra Pereira e il presidente del Teatro fiorentino, il sindaco Dario Nardella. Si aspetta solo il 6 settembre per la designazione ufficiale da parte del nuovo Consiglio di Indirizzo, così «nuovo» che va ancora nominato l'ultimo dei cinque membri. Seguirà la ratifica da parte del ministero, quindi Pereira sarà pronto per subentrare a Cristiano Chiarot, in scadenza l'11 settembre.
Il 28 giugno, il cda della Scala aveva individuato in Dominique Meyer il successore di Pereira, era stato pianificato un anno di compresenza dei due manager a partire dal giugno 2020, con un'uscita morbida di Pereira prolungandone il contratto di 15 mesi. Briciole considerato che Pereira puntava al rinnovo dell'intero mandato, ma la faccenda è nota, poiché non era unanimemente amato (per usare un eufemismo) dal cda scaligero, è stato colto ogni pretesto per disarcionarlo. Operazione riuscita.
Ora vanno stabiliti i tempi di chiusura e poi di presa di servizio di Pereira, ne discuterà con il presidente del Cda, sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Meyer resta in carica a Vienna fino a giugno 2020, ma dopo la nomina scaligera dichiarò di essere pronto da subito a «fare la spola tra Vienna e Milano» considerato che «i teatri non sono solo palazzi, ma fatti di persone, e vanno conosciute. È determinante incontrare la gente, capire il pubblico, analizzare i conti, vedere la politica dei prezzi dei biglietti e abbonamenti. Studiare regole e abitudini».
Da Firenze assicurano che la situazione è stata disposta in modo tale che il teatro possa avere una governance di transizione fra l'addio di Chiarot e l'insediamento del successore.
Chiarot si dimise a metà luglio poiché il sindaco Nardella aveva nominato in sua vece, dunque come presidente del board, Salvatore Nastasi, fu commissario straordinario del teatro, fu Direttore generale per gli spettacoli dal vivo, fu vicesegretario generale di Palazzo in epoca Renzi.
La scelta portò anche alle dimissioni del direttore musicale Fabio Luisi amareggiato per la «svolta politica alla gestione del Maggio», disse. In tutto questo, rimane ancora aperta la «casella» direttore. Si è bussato alla porta di Zubin Mehta, direttore emerito nonché grande amico di Pereira, e con due residenze tra i colli fiorentini. Mehta ha offerto un bel po' di date per concerti, altro non può fare - confessa - , l'agenda trabocca di impegni fino al 2022.
In due anni di mandato, Chiarot ha condotto con successo una serie di operazioni tra cui parte del risanamento del Maggio su cui continua comunque a gravare un
debito di 59 milioni, eredità di precedenti amministrazioni. Questa la prima grande sfida del Pereira fiorentino. Che dovrà inoltre confrontarsi con poteri forti del board, cosa possibile ma non facile per chi è one man show.
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