Cultura e Spettacoli

Una pioggia di copertine per festeggiare i "Peanuts"

"Linus - Festival del fumetto" celebra i cento anni dalla nascita di Schulz e il mondo del disegno

Una pioggia di copertine per festeggiare i "Peanuts"

Un nome ridicolo, senza dignità: è questo il pensiero di Charles Schulz riguardo al titolo Peanuts, impostogli dal distributore per battezzare la striscia che lo avrebbe in poco tempo reso un cartoonist celebre in tutto il mondo. Lui, il figlio di un immigrato tedesco che per un'estate aveva raccolto il fieno nei campi per pagarsi gli studi, diplomarsi barbiere e coronare il sogno di aprire un salone per uomini con tre sedie in una piccola città del Midwest. La storia dell'american dream che prende vita grazie a carta e inchiostro, gli strumenti di lavoro di Schulz dal 1950 al 2000. Una striscia al giorno, un'epopea che Hachette sta ripubblicando in edicola. Il piano editoriale prevede 52 uscite, ognuna arricchita da un saggio introduttivo. La collana è stata curata dal compianto critico Luca Boschi, scomparso lo scorso 3 maggio: sua l'impostazione dei redazionali e gli scritti dei primi numeri. Il testimone è stato raccolto dal direttore di Riminicomix ed esperto della Nona Arte Alberto Brambilla. «Schulz, con la sua opera, ha mostrato che c'era un altro modo per fare strip umoristiche sui giornali. Non era necessario l'umorismo fisico per far ridere, con botte in testa o gente che balzava spaventata nell'ultima vignetta, bastavano personaggi disegnati in modo semplice che parlavano appoggiati a un muretto. È questa la sua grandezza: leggendo i Peanuts si sorride delle piccole cose della vita, e questo li rese universali».

Peanuts, dunque. In un programma per bambini dell'epoca, il posto dove sedevano i piccoli era definito galleria delle noccioline: da qui il nome scelto dalla United Feature Syndicate per il fumetto di Schulz. E proprio un gruppo di bambini è protagonista della striscia, con la complicità di un bracchetto, Snoopy, e di un buffo volatile, Woodstock. Ma chi non li conosce? Almeno un paio di generazioni sono cresciute con le loro avventure. Il quotidiano comunista Paese Sera comincia a pubblicare la striscia di Schulz il 20 gennaio 1961 intitolandola Pierino, alias il personaggio di Charlie Brown, che talvolta viene però chiamato Carletto, segno di una certa disattenzione nella traduzione del materiale americano. Non sembra tuttavia colpire il pubblico, forse anche per il titolo non particolarmente azzeccato. La storia di questa prima proposta editoriale è stata ricostruita da Alberto Brambilla sulla rivista online Fumettologica in un paio di interessanti articoli.

Finalmente nel 1963 esce la prima raccolta di strisce dal titolo Arriva Charlie Brown! e le cose cambiano. La felice intuizione è di un vulcanico personaggio destinato a segnare la storia del fumetto italiano, Giovanni Gandini. Con lui ci sono tre donne eccezionali, sua moglie Anna Maria Gregorietti, Laura Lepetit e Vanna Vettori, titolari di una libreria meneghina, la Milano Libri. E un gruppo di amici appassionati di fumetto: l'avvocato Francesco Mottola, che ha scoperto i Peanuts durante i suoi viaggi a Londra, Ranieri Carano, Salvatore Gregorietti, i fratelli Bruno e Francesco Cavallone. È a quest'ultimo che si deve la traduzione della striscia e alcune trovate che caratterizzano da allora la versione italiana, come toffolette, Grande Cocomero e l'esclamazione misericordia!. A essi si aggiungono Vittorio Spinazzola, Elio Vittorini, Oreste del Buono. Insieme daranno vita alla rivista linus, scritto rigorosamente in minuscolo, nel 1965. Ma non precorriamo i tempi.

Per pubblicare le avventure di Charlie Brown si deve prima ottenere i diritti dagli agenti americani, che misurano tutto in dollari. In un contratto del 5 gennaio 1963, conservato presso il Centro Apice dell'Università di Milano assieme alle carte di Gandini, apprendiamo che dovevano essere versati ogni anno 400 dollari di acconto sulle future vendite del volume. Per l'epoca è una bella cifra, sono tre mensilità di un operaio. Dove trovarla? La soluzione è a portata di mano, anche se richiede un piccolo grande sacrificio: rinunciare alla propria collezione di francobolli. Gandini è determinato, vende la collezione e batte così sul tempo Umberto Eco che voleva far pubblicare le strisce da Bompiani. Pare che Eco si sia precipitato alla Milano Libri per capire chi gli avesse soffiato i Peanuts. Il semiologo si consolò scrivendo la prefazione alla raccolta; il testo venne poi raccolto in Apocalittici e integrati.

Il resto è storia, peraltro raccontata dal critico Paolo Interdonato nell'interessante saggio Storia di una rivoluzione nata per gioco. Dalle raccolte in volume si passa al mensile linus, presentato nei locali della Milano Libri in via Verdi 2 il 1° aprile del 1965 da Spinazzola, Eco, del Buono e Vittorini. Una rivista che diviene presto un punto di riferimento nel panorama del fumetto italiano facendo esordire, tra gli altri, Crepax e Pazienza. La copertina del primo numero è verde, vi campeggia appunto Linus con la sua coperta (come erano soliti fare i bambini di Schulz!). Linus è un un personaggio pieno di fantasia e ha un nome facile da ricordare, per questo viene scelto da Gandini.

Tanti sono gli aneddoti legati ai Peanuts, questa striscia dalla lunga storia che per cinquant'anni ha divertito e commosso i lettori. Per esempio, i ricordi di gioventù a cui ricorre Schulz per creare l'universo in cui si muovono i personaggi: il conflittuale rapporto tra di Charlie Brown e il baseball prende spunto da una sonora sconfitta 40 a zero in una partita tra i ragazzi del quartiere. I film visti al cinema locale il sabato pomeriggio ispirano lo Snoopy legionario straniero perso nel deserto. Per non dire del complesso di inferiorità di Charlie Brown, che deriva dagli insuccessi scolastici dell'autore. Schulz ha raccontato di allenatori intolleranti, di essere stato considerato una femminuccia, di non aver mai avuto un appuntamento con una ragazza alle scuole superiori.

Schulz, dopo una complessa operazione al cuore e da tempo malato di cancro al colon, aveva programmato la fine dei Peanuts: l'ultima striscia sarebbe stata pubblicata 13 febbraio 2000. Per uno strano gioco del destino, l'autore si è spento proprio la notte precedente, dopo avere terminato di disegnare la strip. È stato un gigante della cultura del Novecento e il prossimo 26 novembre verrà ricordato il centenario della sua nascita.

I Peanuts e la rivista sono invece celebrati oggi ad Ascoli Piceno, dove debutta linus Festival del fumetto, da un'idea di Elisabetta Sgarbi. La storia del mensile, che ha saputo reinventarsi dopo un periodo difficile grazie alla guida di Igort, uno dei maestri della Nona Arte, è al centro della mostra Tutti i linus. 100 anni con Charlie Brown. L'esposizione riunisce infatti le 688 copertine della rivista in un percorso che ne valorizza l'importanza per la diffusione del fumetto in Italia. Gli appassionati non possono perdere questa ricca kermesse e i suoi numerosi appuntamenti. Tra gli autori presenti al festival, che termina il 2 ottobre, alcuni tra i più importanti artisti nazionali: da Toffolo a Mattotti, da Manara a Igort.

Spazio anche all'animazione con la proiezione di film animati, e al ricordo di due autori rimasti nel cuore dei lettori: Magnus e Pazienza.

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