Davide Brullo
Parlare di teatro poesia fa urlare vade retro al povero lettore. Ha ragione lui: la poesia la leggono in quattro gatti, il teatro contemporaneo è già un miracolo se lo si vede in scena, figuriamoci leggerlo. Questa Tetralogia del sottosuolo, di tetragona ferocia, dal titolo parlante, Ades che sta, in latino, per «vieni qui, avvicinati», ma allude pure al regno dei morti, Ade stampata da Neos Edizioni (pagg.72, euro 12), però, è qualcosa di particolare. Giancarlo Pontiggia, poeta canonizzato nel 2015 l'editore Interlinea ha raccolto in Origini l'intera opera lirica vi fa precipitare, in gorgo apocalittico, le sue fonti, contraddittorie.
Pontiggia, infatti, da una parte è un raffinato latinista ha firmato per i licei una antologia di successo dall'altra è quello che ha osato tradurre le Bagatelle per un massacro di Céline, per Guanda, poi selvaggiamente ritirate dal commercio. Con una mano traduce Sallustio e Pindaro, con l'altra rende Paul Valéry, con le viscere s'immerge nel Divin Marchese de Sade ed è l'esegeta più equilibrato di Monsieur Destouches («dai romanzi di Céline continua ad alzarsi un urlo incessante contro ciò che è falso, falso, astutamente, brillantemente, ottusamente, brutalmente falso», scrive in calce a Céline e l'attualità letteraria). Questi elementi, shakerati nel linguaggio poetico di Pontiggia, di crudele nitidezza, danno vita a quattro testi teatrali in cui il poeta mette in discussione e devasta tutto. Il sistema scolastico (rappresentato dall'improbabile preside «del Ginnasio Liceo Steve Jobs, il più tecnologico, il più avanzato di Milano...»), perché «chi studia è un fesso», la famiglia («noi siamo intoccabili» dice il Figlio al Padre, in un battibecco dai contorni cristologici), la politica, con gergo cinico, nella grottesca Catabasi a Milano, dove un banditore vende «politici nuovi di zecca, mai visti... Guardate questo qua: uno che appena apre bocca, già ve lo siete presi in culo».
In un mondo-orgia sulla soglia del giudizio ultimo che non arriva mai in cui si vive secondo la regola aurea «chi è nella merda fino al collo, affoghi nella merda; gli altri se ne fottano», Pontiggia tartassa lo «Spirito della Storia, con il suo fiato da ubriacone, una bestia folle, esaltata, che delira». Di questo inferno, dalle allucinate fosforescenze, il poeta, oggi, l'escluso, è l'esclusivo cantore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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