Un posto a teatro

Attualizzare i classici: pensiero impuro. Mostrarne la contemporaneità come memoria del futuro: meglio. Ci riescono tre spettacoli in scena. La scuola delle mogli, regia di Arturo Cirillo, che è anche Arnolfo, tutore-padrone di Agnese, segregata dall'infanzia tra quattro mura per farne la moglie perfetta. Molière trionfò al debutto a Parigi nel 1662 e anche Cirillo fa qui un piccolo miracolo di mise-en-scène della nevrosi. La malattia d'amore, se imposta, si deforma e atterrisce: Arnolfo è un ghigno, un moto scomposto. Incarna, tra le scene pastello di una casa-prigione girevole, il desiderio attuale: emozioni segregate, coppie in provetta, replicanti sostituti del partner. In un vaudeville stroboscopico eccellono Agnese-Valentina Picello, che pare uscita da una favola gotica à la Angela Carter, e il suo liberatore Orazio, l'Harry Styles che tutte le adolescenti sognano. Poi Sonetti/Shakespeare: 90 imperdibili minuti, immersi in un canzoniere scorretto e osceno - lo spettacolo è vietato ai minori - che riporta il Bardo alla sua natura perversa e innocente. Stregano Valter Malosti, clown malvissuto, e Michela Lucenti, dark lady magnetica. E infine Penthy sur la bande, monologo di Magali Mougel ispirato alla Pentesilea di Kleist. La perturbante «marionetta» Viola Graziosi fa sbranare Achille dai cani e poi se ne ciba. S'intravvede il futuro del teatro: lo spettatore indossa cuffie olofoniche e l'illusione olistica ha inizio.

LA SCUOLA DELLE MOGLI Reggio Emilia, Teatro Ariosto, nel weekend. All'Elfo di Milano dal 26.

SHAKESPEARE/SONETTI Al Fabbricone di Prato, nel weekend, poi in tournée.

PENTHY SUR LA BANDE Milano, Teatro i, fino a lunedì.

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