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Potere al telecomandoGiovani a rischio, storie criminali ma pedagogiche

«R agazzi e detenuti si sono guardati allo specchio e hanno visto com'erano e come potrebbero diventare», parola di Luisella Costamagna. Dopo l'esperienza fallimentare di Robinson su Raitre e, per qualche puntata, il ruolo di inquisitrice a Servizio pubblico, l'algida conduttrice è approdata a Crime + Investigation per raccordare i filmati di Giovani a rischio, nuovo format, tratto dal documentario premio Oscar nel 1978 Scared Straight, che mostra il percorso rieducativo di ragazzi che sembrano «oltre la linea di confine» (Crime + Investigation, canale 117 della piattaforma Sky, giovedì ore 21). Sbruffoni e strafottenti, i ragazzi tra i 12 e i 18 anni arrivano da riformatori con fedine penali già a fascicoli: furti, rapine, uso di droghe varie, spaccio, alcolismo, risse... La terapia adottata è il confronto tra il loro presente e il probabilissimo futuro se non decidono d'invertire la rotta. «Un sistema innovativo per tenere gli adolescenti fuori dal carcere consiste nel portarli dentro», è l'incipit del programma. Le telecamere ci portano nell'Istituto correttivo del Maryland o a Lieber, prigione del South Caroline. «Rubo perché mia madre non ha i soldi per comprare quello che mi piace e io non sono un tipo paziente», si presenta Sahn, 13 anni. Alcuni di questi ragazzi «pensano sia fico finire in prigione», spiega la direttrice del carcere, «ma noi siamo qui per mostrare loro quanto possa essere terribile ritrovarsi in un posto come questo». La Costamagna si muove nei corridoi di un istituto di pena italiano, snocciola le cifre del dissesto del nostro sistema carcerario, illustrandone le differenze da quello americano. Ma il picco emotivo è nei brutali faccia a faccia tra i criminali pentiti e i criminali potenziali. Le storie noir diventano pedagogiche.

E i risolini nei volti dei ragazzi si smorzano, fino al riconoscimento della strada sbagliata e alla decisione di cambiare.
Alla fine, brevi didascalie mostrano che non tutti tornano angioletti. Ma la «terapia dell'esemplare» una scossa la dà. Eccome.
Twitter@MCaverzan


di Maurizio Caverzan

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