Il principe Harry non è più un ragazzino ribelle e le sue scelte di vita lo dimostrano di giorno in giorno. Insieme a Meghanha trovato la sua strada nel mondo e all’interno della Royal Family, trovando un suo spazio attraverso cui definirsi e distinguersi dal fratelloWilliam. L’impostazione etica, solidale e improntata sulle questioni sociali, resa ancora più evidente nella gestione del profilo Instagram dei Sussex, sta aprendo a Harry le porte di una nuova fase della sua esistenza. In queste ore sta facendo discutere la scelta del duca di sostenere l’associazione per giovani transgender “Mermaids”, come riporta il Telegraph.
Harry ha coinvolto questa organizzazione in una tavola rotonda di Heads Together, la charity fondata dai duchi di Cambridge con il supporto dei duchi di Sussex. L’incontro, dedicato al benessere mentale e orientato alla diversity, è avvenuto pochi giorni fa ed è la dimostrazione dell’attenzione di Harry e Meghan verso temi molto importanti e attuali come il futuro dei giovani e il rispetto della diversità e delle minoranze. La salute mentale, come riporta Cosmopolitan, è l’argomento più caro ai Sussex, che a questo proposito hanno deciso di produrre con Oprah Winfrey un documentario per la Apple Tv.
Harry si sta esponendo in prima persona per ciò in cui crede e questo entusiasmo ricorda moltissimo quello di sua madre, Lady Diana, la quale intraprese diverse battaglie umanitarie, come quella contro le mine antiuomo. Susie Green, la Ceo dell’associazione “Mermaids” che lavora per scardinare i tabù che ruotano attorno al mondo transgender, ricorda proprio il lavoro di Lady D.: “Le persone transgender oggi hanno gli stessi problemi della comunità gay di 20 a 30 anni fa, gli anni in cui Lady Diana si interessò a loro per cambiare la pubblica percezione nei loro confronti”.
Fan ed esperti reali vedono nel duca di Sussex la stessa empatia della principessa e nelle sue azioni il proseguimento ideale dell’opera materna.
Un’eredità che passa attraverso l’amore per l’Africa condiviso da entrambi, ma anche attraverso le scelte di vita che privilegiano la privacy e una forma di comunicazione più diretta e meno istituzionale. Una sensibilità che si tramanda di generazione in generazione e di cui sta dando prova anche William con il suo viaggio in Nuova Zelanda per dare conforto alle vittime dell’attentato a Christchurch.
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