Quando la composizione diventa collettiva sul web

I «Gea3» mettono in rete i brani chiedendo idee e pareri

Altro che penna, calamaio e pagine vergate sotto la pallida luna: ormai distanti anni luce dall'icona romantica chopiniana, nell'era del digital life - la nostra - c'è chi inventa modi alternativi per comporre. Per esempio mette in rete brani allo stato embrionale chiedendo agli amici di Facebook pareri, idee e suggerimenti. Risultato: la nuova musica è social.

No per carità, non c'è bisogno di andare nella Silicon Valley per scovare pionieri. A due passi dall'aeroporto milanese di Linate, c'è la Civica scuola diretta da Enrico Intra, dove i giovani guerrieri dell'improvvisazione hanno idee da vendere. Qui da poco è prof di informatica musicale il flautista Gianluca Barbaro che, oltre a essere l'unico in Italia ad aver messo il suo strumento al servizio del jazz, fa parte del trio GEA3 (con lui nella foto la violinista Eloisa Manera e il pianista Antonio Vivenzio). «Com'è nata l'idea della composizione social? - fa eco Barbaro -, avevamo abbozzato qualcosa di diverso, una musica di contaminazione tra antica, jazz e sapori classicheggianti. Davanti a noi si erano aperte strade diverse».

Per continuare e concludere il progetto mancava una dritta fuori campo. Perché allora non rivolgersi pure agli amici di Fb. Detto e fatto: è stato spedito al volo un post-messaggio a critici, giornalisti, musicisti e pubblico. Tra i nomi vip, l'americano Jason Anick, docente di violino jazz al Berklee College of Music, l'italo-svizzero Sergio Albertoni, giornalista musicale presso la Rsi, e lo svedese Dan Laurin, un supervirtuoso del flauto dolce.

«Tra i suggerimenti rinforzare la ritmica per le esecuzioni dal vivo». Per i live hanno già arruolato il contrabbassista Marco Vaggi e il batterista Ferdinando Faraò. Ma il giro di opinioni non è finito: i campioni musicali ancora vagolano nelle più diverse caselle postali online. Di che cosa si tratta? «Il test è stato fatto con due brani di Duke Ellington e due miei, eseguiti o rivisitati alla nostra maniera».

Sentire per credere: in certi momenti due strumenti del new jazz trio suonano un ostinato e il terzo improvvisa liberamente, quasi modalità da coro gospel, l'atmosfera è da Harlem; e che dire dell'inserimento di musica antica. Chissà se alla fine il sound resterà così. Ancora manca l'ultima parola, il «mi piace» di Facebook.

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