Queste barriere profumano di Oscar

di e con Denzel Washington e con Viola Davis, Jovan Adepo, Russell Hornsby

I muri sono di attualità, in questo periodo, anche se nel nuovo film diretto ed interpretato da Denzel Washingston le barriere sono da intendersi, più che altro, a livello psicologico. Sono quelle staccionate invisibili che, a volte, costruiamo, con il nostro carattere, isolandoci dagli altri; o meglio, tenendoli fuori da ogni sfera affettiva.È quello che capita al protagonista Troy (Washington), un netturbino della Pittsburgh anni '50. Uno che ha visto infrangersi, per il colore della pelle, i propri sogni di carriera nella Major League di baseball. Per questo motivo, stronca ogni velleità artistica o sportiva dei suoi due figli. Il più grande, Lyons, suona il jazz nell'indifferenza del padre. Il secondo, Cory, è un talento del football, ma Troy fa di tutto per tarpargli le ali, rapporto che sfocia in odio. Per il capofamiglia, che non sta mai zitto, paradossalmente non esiste dialogo. Il fatto di mantenere la famiglia, di far avere a tutti, ogni giorno, un tetto e un piatto di minestra, gli dà il diritto di decidere sulle vite degli altri. E' uno che segna i confini, un po' come la staccionata che sta costruendo nel suo cortile, in teoria per proteggere i suoi cari, in pratica, quasi a volerli rinchiudere nel suo mondo ottuso. A tenere in piedi la famiglia è soprattutto Rose (meravigliosa Viola Davis), moglie e madre paziente, ricca di dignità, ma anche orgogliosa. Un giorno, il marito le confessa un tradimento. Ha messo incinta un'altra donna e a lui tutto ciò appare come naturale; un fatto che cambierà radicalmente i già fragili equilibri famigliari. La pellicola nasce dall'adattamento di un testo teatrale (interpretato dagli stessi protagonisti del film) del drammaturgo August Wilson. Infatti, la maggior parte della vicenda si svolge all'interno del cortile della casa di Troy, con entrate e uscite dallo spazio scenico. Un simile titolo deve, così, aggrapparsi, per forza, ai suoi attori.

La coppia funziona in modo alchemico. Washington, candidato come miglior attore, sa, con bravura, rivestire di antipatia ed esuberanza il suo personaggio. Viola Davis, Nomination come non protagonista, merita, fra tre giorni, di ricevere la statuetta.

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